Nessuna scissione, ne’ richiesta di poltrone o ruoli, la minoranza del Pd lancia la sfida a Matteo Renzi e chiede un “cambio di rotta”, nella gestione del partito, nel rapporto con gli alleati del centrosinistra e nelle politiche di governo rivendicando che “senza di noi il Pd non esiste, e’ un’altra cosa”. Mentre a Firenze va in scena la Leopolda 6 le tre correnti della minoranza dem – quella guidata da Gianni Cuperlo, quella che fa capo a Roberto Speranza e l’ex civatiano Sergio Lo Giudice – riuniscono in un teatro romano di Testaccio, gia’ testimone di tanti eventi ‘di sinistra’, parlamentari e dirigenti locali, militanti delusi e non sotto le bandiere del Pd per riflettere e discutere sul ‘centrosinistra in un mondo che cambia’. La formula e’ decisamente meno moderna e Cuperlo ci scherza anche su quando lo invitano sul palco per le conclusioni e gli dicono: “Gianni facci salire dal terzo al primo posto nei trending topic!”, lui risponde: “Si’, se solo sapessi cosa vuol dire!”. In platea c’e’ anche Pier Luigi Bersani, che sceglie di non intervenire per non togliere spazio agli altri leader. Intervengono invece Emma Bonino per parlare di Isis e Massimiliano Smeriglio di Sel, a dimostrazione della volonta’ di ricucire il rapporto con gli altri pezzi di centrosinistra. Speranza apre la manifestazione mettendo in chiaro che “non esiste nessuna scissione” e anche che “non parleremo né di Leopolda né di anti-Leopolda, non vogliamo misurare la distanza o la vicinanza alle parole del premier, vogliamo parlare al paese” perche’ “la nostra scelta e la nostra prospettiva politica e’ il Pd”.
Ma le critiche al segretario e a certi dirigenti a lui vicini non mancano, soprattutto la ‘provocazione’ lanciata ieri dal sindaco di Firenze Dario Nardella sul partito della nazione: “Troppo spesso abbiamo creduto nella nostra autosufficienza ma un Pd che rade al suolo o ingloba quello che lo circonda e’ un’idea pericolosa e sbagliata che ci ha fatto male nei ballottaggi delle scorse amministrative e che potremmo pagare nel voto di primavera – avverte il leader della sinistra -. Dobbiamo costruire ponti per vincere le elezioni amministrative e le politiche” e recuperare “lo spirito migliore dell’Ulivo”. E in questa ottica “le primarie possono essere un antidoto al partito della nazione” purche’ anche gli alleati capiscano che “il vero nemico e’ la destra, non il Pd”. La platea si scalda finalmente quando Speranza scandisce che “il centrosinistra non si costruisce con il centrodestra” e quindi vanno escluse alleanze con Ncd. Speranza entra nel vivo dei problemi attaccando il modello del segretario-premier, “non ha funzionato”, e denunciando la “debolezza” del partito sul territorio. Ad ascoltare c’e’ anche il vicesegretario Lorenzo Guerini che rispetta le posizioni della minoranza ma non le condivide: “La coincidenza tra segretario e premier e’ un atto costitutivo del Pd e non intendiamo tornare indietro” anche perche’ ricorda che “in passato non e’ stato positivo avere un premier senza la forza di un partito”. Guerini chiarisce anche la posizione di Nardella: “Il partito della nazione e’ un tema che non esiste ma le categorie di destra e sinistra sono superate”.
E’ proprio su questo aspetto che la minoranza dem ha una visione alternativa a Renzi e ai renziani: “C’e’ una sinistra diversa da come viene descritta di solito: ossia quelli che dicono sempre di no perche’ non hanno accettato l’esito del congresso – spiega Cuperlo – qui non nasce un correntone ma avviamo un percorso per alzare lo sguardo sul mondo” e trovare soluzioni di sinistra a problemi come il terrorismo, l’economia, la crisi dell’Europa. Non e’ una questione di potere, insiste, ma di giustizia. Per questo le minoranze unite scelgono di stare nel Pd “per farne quello che deve essere, altrimenti diventa un’altra cosa”. La sinistra, dice Cuperlo rivolto al premier, “non e’ il problema ma e’ parte fondamentale della soluzione” perche’ in una societa’ che cambia e che non si lascia ingabbiare dalla legge elettorale bipolare immaginata dalla maggioranza bisogna “rispondere a domande di rappresentanza diverse”, perche’ per Cuperlo “non si puo’ liquidare tutto quello che resta fuori dal Pd come antipolitica”. Sullo sfondo la vicenda banche e la richiesta di dimissioni rivolta da Roberto Saviano alla ministra di punta del governo Renzi, Maria Elena Boschi. La minoranza dem decide di non cavalcare la polemica e anzi difende la Boschi: “Condivido il ragionamento generale che fa Saviano ma le sue conclusioni sulla Boschi mi sembrano esagerate”, dice Bersani. E Guerini assicura che “non c’e’ nessuna ombra sulla Boschi e nessun indebolimento del governo”.