Netto il giudizio del Gup di Palermo: Helg si è comportato peggio dei mafiosi
L’EX PALADINO DELL’ANTIMAFIA E’ quanto emerge dalle motivazioni della sentenza riguardante l’ex presidente di Confcommercio Palermo condannato a 4 anni e 8 mesi
L’ex presidente di Confcommercio Palermo, Roberto Helg, ha agito come il piu’ esperto degli estorsori e si e’ comportato peggio dei mafiosi, tenendo una condotta gravissima, che non gli ha fatto meritare attenuante alcuna. Lo scrive, nelle motivazioni della sentenza riguardante l’ex paladino dell’antiracket, il Gup di Palermo Daniela Cardamone, che il 29 ottobre scorso aveva condannato Helg a 4 anni e 8 mesi con l’accusa di concussione. Come vicepresidente della Gesap, societa’ che gestisce l’aeroporto di Palermo l’imputato, originariamente accusato di estorsione, costrinse il pasticciere Santi Palazzolo a pagargli una tangente da 100 mila euro (30 mila in contanti e 70 mila con un assegno) per ottenere la proroga della concessione di uno spazio all’interno dello scalo, il “Falcone Borsellino”. Palazzolo, che ha collaborato con i carabinieri, ha registrato le conversazioni in cui l’imputato gli chiedeva i soldi e Helg era stato poi preso in flagranza, con il denaro in parte sul tavolo e in parte in tasca. L’ex presidente e’ ai domiciliari dagli inizi di marzo.
Nelle 94 pagine in cui e’ racchiusa la motivazione della condanna, il giudice Cardamone, che ha accolto le tesi dei pm Claudia Ferrari e Luca Battinieri, ritiene il comportamento di Helg “gravissimo, in quanto posto in essere nello svolgimento dell’attivita’ professionale del soggetto agente e assume connotazioni anche piu’ insidiose di quelle che notoriamente maturano in contesti malavitosi di stampo mafioso”. Nel calcolo della pena il Gup ricorda che, sebbene preso con le mani nel sacco, Helg, “nell’immediatezza del suo arresto in flagranza, negava spregiudicatamente e ripetutamente l’evidenza dei fatti, arrendendosi all’evidenza solo quando gli inquirenti gli facevano ascoltare i brani della registrazione effettuata da Palazzolo”. Il giudizio negativo “si fonda anche sulle modalita’ del fatto commesso, dalle quali emerge una significativa dimestichezza dimostrata dall’imputato nel porgere la richiesta estorsiva, secondo modalita’ degne del piu’ esperto estorsore”. Niente attenuanti generiche, dunque, anche per via di questo modo di fare, ritenuto identico a quello degli esattori di Cosa nostra, che Helg, nella sua “precedente vita”, diceva di combattere. E anche le giustificazioni da lui addotte per le richieste di denaro a Palazzolo, l’essere fortemente indebitato, sono argomenti su cui, scrive il Gup Cardamone, “si puo’ fondatamente dubitare, considerato che e’ emerso che Helg percepiva piu’ di un emolumento in ragione dei numerosi incarichi ricoperti e che, quindi, ogni mese, aveva introiti di circa 7-8 mila euro”. E in ogni caso, piu’ che una giustificazione, questo sarebbe un movente.