Renzi “benedice” l’Italicum, ma sinistra Pd chiede modifiche

Renzi “benedice” l’Italicum, ma sinistra Pd chiede modifiche
22 dicembre 2015

di Giuseppe Novelli

Italicum “benedetto”. Macchè “va cambiato”. Sopita per mesi, la polemica sulla legge elettorale riesplode in contemporanea con il voto in Spagna. Per Matteo Renzi è la dimostrazione di quanto sia necessaria una legge elettorale che in virtù del ballottaggio garantisce comunque un governo, per la minoranza del partito è invece la prova provata della forzatura democratica che l’Italicum opera, sacrificando la rappresentanza in nome della governabilità. I commenti post-voto non riservano dunque sorprese o cambi di posizione. Il premier osserva la situazione spagnola, le difficoltà che si presentano per un eventuale governo di coalizione (l’unico possibile visto che nessun partito ha la maggioranza assoluta dei seggi), la richiesta di riforme costituzionali che arriva da più parti e dice: “La Spagna di oggi sembra l’Italia di ieri”.

Ovvero l’Italia del dopo 2013, consegnata al passato – rivendica Renzi – grazie all’azione del suo governo: “Con la legge elettorale abbiamo cancellato ogni balletto post-elettorale. Sia benedetto l’Italicum, davvero”, perchè con la nuova legge elettorale, “approvata su impulso del nostro governo a maggio 2015, ci sarà un vincitore chiaro. E una maggioranza in grado di governare. Stabilità, buon senso, certezze. Punto”. E sulla stessa lunghezza d’onda si colloca il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi (“Mai come oggi è chiaro quanto sia utile e giusta la nostra legge elettorale”).

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Ma sempre guardando alla Spagna, l’analisi della minoranza Pd è di tutt’altro segno. Per Pierluigi Bersani l’Italicum è tutt’altro che benedetto, e anzi “io proprio per il risultato spagnolo penso che sia il caso di riflettere bene”. Perché bisogna fare “attenzione a mettere camicie di forza: le pentole a pressione hanno bisogno di una valvola di sfogo. Pensare che Rajoy, con il 28%, potrebbe prendere tutto e governare (grazie ad un sistema elettorale tipo-Italicum, ndr) significa non aver capito quello che accade”. Gli fa eco Roberto Speranza: “Un conto è la governabilità, un conto la nostra legge elettorale, che produce una camera dominata da un solo partito e fatta prevalentemente di nominati”.

Insomma, “all’altare della governabilità – dice l’ex capogruppo Pd – si rischia di ammazzare la rappresentanza”. Dunque “l’Italicum è stato un errore e va cambiato”. Una tesi che ovviamente sostiene Giuseppe Lauricella, già firmatario di una proposta che prevede di sopprimere il doppio turno e di assegnare un premio di maggioranza alla lista che raggiunge il 40% dei consensi. Se nessuno la raggiunge si applica il proporzionale puro sempre mantenendo la soglia di sbarramento al 3%. E in molti, in Transatlantico, restano convinti che proprio sulla leggina predisposta da Lauricella, Renzi possa pensare di virare nel caso in cui – a ridosso delle elezioni – i sondaggi dovessero risultare ‘pericolosi’ per il Pd. Tesi che però viene negata seccamente dai vertici Dem: “Più passa il tempo più siamo convinti che l’Italicum sia la scelta giusta. Chi pensa che lo cambieremo si sbaglia”, dice un’autorevole fonte Pd. Mentre un altro renziano di ferro riferisce così il pensiero del premier: “Non cambieremo l’Italicum per una ragione semplice. Il ballottaggio non servirà perchè il Pd supererà il 40%”.

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