A Gela si spacca il M5s e il sindaco “licenzia” tre assessori

Si spacca il M5s a Gela: il sindaco, Domenico Messinese, sostituisce tre assessori dissidenti, militanti della prima ora, che criticavano la linea politico-amministrativa della giunta pentastellata. Per il M5s, dunque dopo il “caso Parma” con Pizzarotti, si delinea un “caso Gela”. La rottura riguarda anche il rapporto tra il sindaco e almeno quattro dei cinque componenti il gruppo consiliare dello stesso movimento. “Scelta mia, non ho informato nessuno”, dice Messinese. Gli assessori ‘licenziati’ sono Pietro Lorefice, Ketty Damante e Nuccio Di Paola. Nel corso di una conferenza stampa, il sindaco li ha accusati di essersi “sottratti al proprio dovere verso il sindaco e verso la città” e di avere “tramato contro l’amministrazione 5stelle dando vita a summit esterni, ispirati da misteriosi mandanti, e a minacce di non meglio precisati dossier”.

Alla domanda dei cronisti se i vertici del M5s siano stati informati e se condividano il “rimpasto” in giunta, Messinese ha detto di non avere parlato con nessuno e che lui deve “rendere conto ai 22 mila elettori, alla città, che mi hanno votato, non a quei pochi attivisti che usano i social network per attaccarmi e demolire il nostro operato”. Sul web si confrontano due meet-up dei cinquestelle: uno a favore, l’altro contro il sindaco accusato di usare “metodi da prima Repubblica, con assunzioni clientelari e compromessi di potere”. Un altro assessore, Fabrizio Nardo, fu defenestrato un mese dopo l’insediamento della giunta M5s, insediatasi a giugno. I dissidenti accusano Messinese di avere tradito il M5s e di tentativo di mettere in piedi una giunta con il sostegno di stampelle clientelari raccolte tra gli altri gruppi del consiglio comunale di Gela, composto da 7 Pd, 5 M5s, 2 “Reset 4.0”, tre di “Un’altra Gela”, 2 di Forza Italia, un esponente di “Diventerà Bellissima”, 3 di “Gela Città”, 4 del “Megafono”, 2 del “Polo Civico” e un indipendente.

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