Sicilia, 12 famiglie su 100 vivono in case senza riscaldamento

In Sicilia 12 famiglie su cento vivono in abitazioni prive di sistemi di riscaldamento. Una percentuale significativa, se si considera che nel resto del Paese la quasi totalità dei nuclei familiari, il 98,0%, possiede un impianto di riscaldamento. Per contrastare le temperature invernali, il 55,6% delle famiglie siciliane usa il sistema autonomo, il 40,7% apparecchi singoli fissi o portatili, mentre solo il 3% quello centralizzato- che invece è maggiormente diffuso nel Nord-Ovest del Paese, quasi una famiglia su tre lo adotta. Dati che collocano la Sicilia agli ultimi posti nella classifica delle regioni per l’utilizzo di sistemi di riscaldamento autonomo, preceduta solo da Sardegna con il 32,2 %, Provincia autonoma di Bolzano con il 41,0%, Valle d’Aosta con il 47,0% e dal Piemonte con il 53,3% . E’ il metano la principale fonte energetica di riscaldamento delle abitazioni (52,2% ), seguono l’energia elettrica (24,1%) e il Gpl (14,7%), solo il 7,9% biomasse.

A fornire una fotografia, nel periodo compreso fra gennaio e novembre 2015, sui consumi energetici delle famiglie, sui sistemi adottati per scaldare gli ambienti e sulle imprese del settore, è un’indagine dell’Ufficio studi di Confartigianato su dati Istat. Dallo studio emerge che la Sicilia è invece la regione che ha fatto registrare i valori più elevati per l’utilizzo di sistemi di raffrescamento (37,6%), preceduta da Sardegna con il 47,5%, Veneto con il 45,3%, dall’Emilia Romagna con il 42,8%. All’opposto, la Valle d’Aosta mostra i valori più bassi con l’1,5%, preceduta dalla Provincia Autonoma di Bolzano con il 6,1%, e dalla Provincia Autonoma di Trento con il 6,3%, dal Molise con l’11,5% e dall’Umbria con il 13,3%. L’Isola ultima in Italia per il consumo della legna, solo il 10,1% delle famiglie ne fa uso, contro il 47,7% dell’Umbria, il 47,4% della Provincia Autonoma di Trento, 45,9% della Provincia Autonoma di Bolzano, il 39,2% della Sardegna (39,2%) e il 38,4% dell’Abruzzo.

“C’è da dire che dietro all’industria del caldo e del freddo si muove tutto un indotto di micro e piccole e imprese che nel III° trimestre 2015 ha fatto registrare in Sicilia un consistente calo, pari al -1,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso – ha dichiarato Filippo Ribisi, presidente di Confartigianto Sicilia – segno che ancora la tanto sospirata ripresa non ha ancora lambito la nostra regione. E di fatti, nell’Isola sono solo 5.899 le imprese che lavorano nel settore dell’impiantistica, pari al 4,6%, contro le 26.360 della Lombardia, le 13.043 del Veneto e le 12.781 del Piemonte. L’aumento delle tariffe energetiche, luce e gas in primis, scattato lo scorso ottobre pesa su famiglie e imprese che stanno continuando ad affrontare la difficile congiuntura economica”.

“L’ultimo trimestre, infatti, è stato interessato da un aggravio molto pesante: per l’elettricità del 3,4% e per il gas del 2,4%” – ha precisato Ribisi -. Pesante perché, l’aumento della spesa energetica in un momento come questo ha un doppio effetto negativo, visto che da una parte riduce il potere di acquisto delle famiglie, e dall’altro aumenta anche i costi delle imprese, in particolare delle Pmi e delle artigiane. Occorre poi tenere conto che artigiani e piccole imprese italiane pagano l’energia elettrica il 34,2% in più rispetto ai loro colleghi europei. Un gap pesantissimo – ha concluso il presidente di Confartigianato Sicilia – motivato dal peso del fisco che incide per il 44,9% sul costo della bolletta elettrica dei piccoli imprenditori”.

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