La denuncia dei giudici di Pace: gravissimi disservizi

L’Unione nazionale dei giudici di Pace, nel prendere atto che “la questione nodale sulla quale sembrerebbe essersi ‘impantanato’ il Governo, in sede di definitiva approvazione dei decreti legislativi di depenalizzazione, è la soppressione o meno del reato di immigrazione clandestina”, lamenta “la scarsa attenzione, da parte del Governo e degli organi di informazione, della condizione incostituzionale nella quale i giudici di pace, competenti per il reato in esame, si trovano a lavorare”. Lo denunciano gli stessi giudici di Pace per bocca del segretario Alberto Rossi che, senza entrare nel merito delle scelte politiche “se preservare o cancellare il reato di immigrazione clandestina, a differenza di alcune componenti politicizzate della magistratura, che vorrebbero interferire su scelte riservate alla politica, i giudici di pace sono perfettamente consapevoli del loro ruolo e dei doveri di terzietà che ne discendono; non possiamo, tuttavia, non denunciare l’assordante silenzio serbato nei nostri confronti da parte del Governo e di buona parte degli organi di informazione ogni qual volta si parla di questioni che investono direttamente il nostro lavoro”. La presidente Mariaflora Di Giovanni evidenzia, invece, che “molte volte ci ritroviamo a dover giudicare nei nostri uffici cittadini extracomunitari pregiudicati e socialmente pericolosi, specie in materia di ricorsi avverso i provvedimenti di espulsione. Chi garantisce per l’incolumità dei giudici, del personale di cancelleria, degli avvocati e di tutti gli altri astanti? Senza considerare, poi, le gravissime carenze di personale amministrativo, che negli uffici del Giudice di Pace è stato quanto meno dimezzato, a seguito della soppressione di circa 500 sedi, accorpate ad uffici limitrofi, e dell’incomprensibile decisione del ministro Orlando di ‘dirottare’ il 97% del personale addetto presso Tribunali e Procure, per di più con la recentissima decisione, sempre del ministro Orlando, in sede di decreto milleproroghe, di far slittare di un altro anno la riapertura dei concorsi per la copertura anche solo del personale di cancelleria cessato dalle funzioni per pensionamento o altri motivi”.

“Nel marasma nel quale si barcamenano gli uffici del Giudice di pace, per gravi e precise responsabilità del Ministero della Giustizia” insiste Rossi, “i giudici di pace, per adempiere al gravoso onere di convalidare trattenimenti ed espulsioni, devono personalmente recarsi, a loro spese non rimborsabili, “salva” la degradante indennità loro riconosciuta dalla legge in 10 euro, presso i Centri di Identificazione ed Espulsione, ovviamente senza cancelliere,ufficiale giudiziario, commesso o qualsiasi altro ausiliario che non sia un interprete, dove devono assumere decisioni che comportano delle responsabilità enormi in un ambiente non giudiziario e gestito unilateralmente dalle Questure, ossia da una delle parti del processo”. “Nè si può alfine sottacere – conclude Rossi – il grave stato di precariato in cui versa la categoria, priva di qualsiasi diritto o tutela di natura lavorativa. Come si può pensare che un giudice precario possa assicurare, per sua natura, oggettive garanzie di indipendenza ed imparzialità, specie in materie così delicate, peraltro in condizioni ambientali così manifestamente ostili?”.

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