Colpita a Palermo Cosa nostra Spa, 9 colletti bianchi in manette

Mafia e colletti bianchi. Resta solida l’alleanza che consente a Cosa nostra di rafforzare il suo impero economico. Un’area grigia che continua a prosperare, ma che e’ stata colpita dall’operazione dei finanzieri del Nucleo Speciale Polizia valutaria che hanno eseguito a Palermo nove ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip Lorenzo Jannelli su richiesta del procuratore Francesco Lo Voi e dell’aggiunto Vittorio Teresi per associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, reimpiego e peculato, tutti aggravati dall’avere agevolato Cosa nostra. Sequestrati aziende, immobili e disponibilita’ finanziarie. Personaggio di primo piano in quest’indagine e’ Marcello Marcatajo, avvocato dell’alta borghesia palermitana, con passate attivita’ di insegnamento universitario e di collaborazione con enti di rilevanza nazionale, che – come lui stesso racconta in un’intercettazione – a un certo punto della sua vita ha deciso di entrare in rapporti di affari con Vincenzo Graziano, attualmente detenuto al regime del 41 bis per essere stato a capo della cosca dell’Acquasanta, e con i figli del capomafia. Tra gli arrestati anche il figlio del legale, Giorgio, l’ingegnere Francesco Cuccio, due presunti prestanome Giuseppe e Ignazio Messeri, i due rampolli del boss Graziano, Angelo e Francesco (quest’ultimo gia’ detenuto), la nuora Maria Virginia Inserillo. “I professionisti che favoriscono Cosa Nostra e con le loro azioni consentono alla mafia di delinquere non hanno più alibi e devono essere consapevoli delle loro enormi responsabilità”, afferma il procuratore aggiunto Teresi. “Se è vero che la mafia militare è indebolita – aggiunge – non si può dire altrettanto del livello economico e politico, che è sempre più forte”.

Nel corso delle indagini sono state scoperte numerose operazioni immobiliari sofisticate e decisive per il sostentamento del clan. Tra queste la costruzione di una villa bifamiliare a Mondello, la gestione di numerosi immobili all’Arenella e una particolare operazione immobiliare a Marino, in provincia di Roma, con la realizzazione i decine di villette per la quale i Graziano hanno indotto altri imprenditori edili a rinunciare all’appalto. “Tutte questi signori hanno attinto e attingono da questa minna (da questo seno, ndr) che e’ la mia,sia come denaro, sia come garanzie, sia come attendibilita’”: cosi’ parlava l’avvocato Marcatajo che non sapeva di essere intercettato, manifestando anche i suoi timori per gli effetti del pentimento dell’ex boss Vito Galatolo. “Le attivita’ investigative questa volta – confermano le Fiamme gialle – hanno disvelato i legami fra criminalita’ organizzata e colletti bianchi, uniti dal fine comune di concludere affari e arricchirsi, anche avvalendosi, all’occorrenza, di metodi prettamente mafiosi”. Con una indagine a tutto campo, sviluppata soprattutto seguendo i flussi di denaro e i documenti sottesi ad operazioni commerciali, gli specialisti del Nucleo speciale Valutario della Guardia di finanza sono arrivati a scoprire le modalita’ di una mafia che si fa impresa e fa ricorso al sistema finanziario. E’ cosi’ emersa l’esigenza dell’organizzazione mafiosa di affiancarsi a quella zona grigia composta da professionisti con importanti entrature nel contesto sociale di riferimento, che possono diventare una ‘cassaforte’ per l’organizzazione, dove mettere al riparo rispetto agli incalzanti sequestri, i capitali illecitamente accumulati; soprattutto rappresentano la via per accedere al credito, per effettuare investimenti e fare impresa.

Risorse mafiose, riversate in societa’ pulite, intestate ed amministrate da soggetti stimati, hanno consentito alla famiglia di Vincenzo Graziano di avviare, sotto la supervisione di Francesco e Angelo Graziano, alcune iniziative imprenditoriali, fra cui la realizzazione a Palermo, in Mondello, di due ville, ormai in procinto di essere ultimate. Proprio la presenza di insospettabili, come Marcatajo, ha consentito di vendere le due ville a soggetti gravitanti nel mondo imprenditoriale e politico. “L’indagine di oggi – dice il comandante del nucleo speciale di polizia valutaria della Finanza, Giuseppe Bottillo – ha disvelato il ruolo dei professionisti che, da meri prestanome, sono diventati organici a Cosa Nostra, scegliendo di delinquere e adoperarsi per il sodalizio mafioso”. Nel corso delle indagini sono state ricostruite altre anomale attivita’ immobiliari e finanziarie realizzate dalla cosca dell’Acquasanta nell’ultimo decennio sempre avvalendosi della figura e della credibilita’ del professionista. Il legale aveva ricevuto anche numerosi incarichi in qualita’ di curatore fallimentare e in tale contesto, sostengono gli investigatoi, le indagini hanno fatto emergere come si sia appropriato di somme di denaro derivanti dal fallimento di una societa’ amministrata e le abbia utilizzate per gli affari in comune con i Graziano.

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