Morte di parto, gli ispettori del ministero registrano criticita’ in 3 ospedali

LA RELAZIONE A Napoli si indaga sulla morte di una giovane donna di 20 anni deceduta presso l’ospedale Cardarelli

ospedale

Alcune criticita’ ed errori alla base della morte di parto nei giorni scorsi di tre donne negli Spedali Civili di Brescia, l’Ospedale G. Fracastoro di San Bonifacio (Verona) e l’Ospedale San Bassiano di Bassano del Grappa. E’ quanto si legge nelle relazioni preliminari della task force istituita dal Ministero della Salute per verificare eventuali criticita’ di carattere organizzativo e clinico in caso di eventi avversi negli ospedali italiani. Sotto esame erano quattro episodi, di cui solo il caso del Sant’Anna di Torino, dove sono morte Angela Nesta e la piccola Elisa, “non sembra presentare, allo stato attuale delle conoscenze, elementi di inappropriatezza, relativamente alla gestione della complicanza, repentinamente occorsa, e che ha portato al decesso della signora e della neonata: pare infatti siano stati attuati tutti gli accertamenti necessari e tutte le manovre di emergenza sia per la rianimazione materna, sia neonatale”. La relazione degli ispettori sottolinea comunque la necessita’ che siano resi disponibili protocolli diagnostico terapeutici assistenziali (PDTA) per la selezione delle donne da avviare al parto indotto e per la gestione delle donne con agitazione psico-motoria in pre-partum. In merito invece al decesso di Giovanna Lazzari, all’ottavo mese di gravidanza, morta giovedi’ 31 dicembre nel Presidio Ospedaliero Spedali Civili di Brescia, l’esame della documentazione clinica resa immediatamente disponibile, “ha mostrato un certo disallineamento rispetto ai colloqui intercorsi con il personale dell’ospedale coinvolto nei fatti ed alla prima relazione sintetica (fornita dalla Direzione aziendale), e ha fatto emergere alcuni aspetti di criticita’ sia di carattere organizzativo, sia clinico”.

Dal punto di vista organizzativo, scrivono gli ispettori, “e’ necessario predisporre e diffondere procedure che permettano una chiara definizione del percorso assistenziale e delle responsabilita’ ad esso connesso. E’ emersa inoltre la necessita’ di migliorare la valutazione delle condizioni di rischio potenzialmente presenti in gravidanza e al momento del ricovero, con particolare riferimento alla problematica delle infezioni, nonche’ la necessita’ dell’aderenza a linee guida sul trattamento della sepsi, trattandosi di patologia ad elevata letalita’ e le cui probabilita’ di sopravvivenza sono anche tempo-dipendenti”. In merito al caso di Marta Lazzarin, la donna deceduta il 29 dicembre all’ospedale San Bassiano di Bassano del Grappa, giunta alla ventisettesima settimana (settimo mese) della sua prima gravidanza, “la gestione dell’emergenza, su un piano comunicativo, non e’ stata adeguata, creando forse delle aspettative nei familiari sull’esito delle cure. Da sottolineare la non adeguata gestione del dolore”. Da un punto di vista clinico, e’ emersa la necessita’ di aumentare negli operatori l’aderenza alle procedure relative alle condizioni di rischio che possono essere presenti in gravidanza, con particolare riferimento alla problematica delle infezion: la letalita’ della patologia, anche a seguito di una corretta gestione terapeutica, rimane elevata.

“Peraltro – ammettono gli ispettori – e’ stata somministrata terapia antibiotica iniziale appropriata al quadro di infezione sospettato”. Infine, in merito al caso di Anna Massignan, sulla base della documentazione resa immediatamente disponibile e dei colloqui intercorsi con il personale dell’Ospedale G. Fracastoro di San Bonifacio, Azienda ULLSS N.20 di Verona coinvolto nei fatti, nonche’ dalla Epicrisi (fornita dal Direttore della UOC di Ginecologia ed Ostetricia), “emergono alcuni aspetti di carattere organizzativo e clinico. Dal punto di vista organizzativo, in considerazione del fatto che il processo assistenziale travaglio/parto/nascita, anche in situazioni fisiologiche, e’ tempo dipendente, e’ necessario predisporre e diffondere procedure che permettano una chiara definizione del percorso assistenziale e delle responsabilita’ ad esso connesso. Da un punto di vista clinico, e’ emersa la necessita’ di predisporre e diffondere procedure che permettano la valutazione delle condizioni di rischio potenzialmente presenti in gravidanza e al momento del ricovero, con particolare riferimento alla problematica delle infezioni e della sepsi: infatti, trattandosi di patologia ad elevata letalita’ e le cui probabilita’ di sopravvivenza sono anche tempo-dipendenti, sono necessari identificazione precoce e monitoraggio continuo del quadro clinico, anche se l’esito positivo non e’ scontato. Le procedure e i protocolli presenti nel Punto Nascita vanno adattati alle condizioni cliniche: sotto questo profilo, la scelta del momento in cui effettuare il TC e’ cruciale al fine della sopravvivenza materno-fetale”.

Intanto, a Napoli si indaga sulla morte di una giovane donna di 20 anni deceduta presso l’ospedale Cardarelli dopo essersi sottoposta ad un aborto volontario. Le indagini sono scattate dopo la denuncia dei familiari presso il commissariato di polizia Arenella. La 20enne è deceduta in seguito ad una emorragia. Secondo quanto si è appreso la ragazza sarebbe stata sottoposta ad una serie di trasfusioni con quattro sacche di plasma, ma è poi morta intorno alle 15. Il nosocomio napoletano ha disposto un’inchiesta interna ed è del tutto probabile che ci sarà il sequestro della cartella clinica e l’autopsia sulla salma. Intanto emergono a