Sugli appalti si cambia, tra soft low e superamento legge Obiettivo

VIA LIBERA DAL SENATO Ora la palla torna al governo che ha tempo fino al 18 aprile per recepire le direttive europee e fino al 31 luglio per varare il nuovo Codice degli appalti e delle concessioni COSA CAMBIA di Maurizio Balistreri 

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di Maurizio Balistreri

Ad oltre un anno di distanza dalla sua presentazione al Parlamento e dopo diversi stop and go, la riforma sugli appalti ha ottenuto il via libera definitivo dall’Aula del Senato con 170 voti favorevoli, 30 contrari e 40 astenuti. Hanno espresso voto favorevole Pd, Autonomie, Ap, Ala, Fi. Contrario il M5S. Astenuti: Sel, Cor, Lega Nord. Ora la palla torna al governo che ha tempo fino al 18 aprile per recepire le direttive europee e fino al “31 luglio” per varare il nuovo Codice degli appalti e delle concessioni. L’intenzione dell’esecutivo sarebbe però quella di adottare entro il 18 aprile un “unico decreto legislativo” che contenga il recepimento delle direttive, il riordino del codice degli appalti e anche le linee guida di carattere generale proposte dall`Anac in chiave “soft low”. La legge delega prevede più trasparenza e pubblicità nelle gare, più controlli con un forte ruolo di vigilanza affidato all’Anac e un freno al ricorso alle varianti in corso d’opera che sinora hanno consentito di far lievitare a dismisura il costo dei lavori. Confermato anche il “superamento” della legge obiettivo, un termine che, ha avuto modo di spiegare il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, deriverebbe dalla necessità di “non travolgere interventi per i quali siano sorti obblighi giuridicamente vincolanti”. Critico il M5S secondo cui la dizione “giuridicamente vincolanti” rischia di ostacolare l’effettivo stop della fallimentare legge voluta da Silvio Berlusconi.

Diverse le modifiche introdotte dal Parlamento. Nella prima lettura in Senato, che aveva visto il M5S astenersi, erano state approvate molte novità: la sostituzione del criterio del massimo ribasso con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, anche nei servizi ad alta intensità di manodopera; la valorizzazione di esigenze di sostenibilità ambientale e di clausole sociali; la previsione di forme di dibattito pubblico nei territori interessati dalle opere infrastrutturali; la valorizzazione della fase progettuale con il contenimento delle varianti in corso d’opera; il rafforzamento dei poteri di vigilanza e indirizzo dell’Anac, che elaborerà contratti-tipo e bandi-tipo e istituirà un albo nazionale dei commissari di gara; l’istituzione di un albo nazionale per il ruolo di responsabile dei lavori; l’affidamento delle concessioni mediante procedura ad evidenza pubblica con la previsione di una disciplina transitoria ad hoc sulle autostrade. Novità anche nel passaggio alla Camera. Tra queste è stata ampliata la possibilità del ricorso all’appalto integrato e alle deroghe al principio di affidamento con gara ad evidenza pubblica rispetto alla versione che era uscita dal Senato in materia di concessioni di lavori e servizi pubblici l’obbligo di affidamento con gara riguarda l’80 per cento, per il 20 per cento vi è la possibilità dell’affidamento in house. Arriverà poi una disciplina ad hoc per i contratti di importo inferiore alle soglie di rilevanza comunitaria, verranno individuati i contratti esclusi dall’ambito di applicazione delle direttive europee, ci saranno sanzioni in caso di omessa o tradiva denuncia all’Anac di richieste estorsive e corruttive o per la mancata o ritardata comunicazione da parte delle stazioni appaltanti sulle varianti in corso d’opera, la pubblicità degli avvisi e dei bandi di gara dovranno essere pubblicati solo sui giornali online e non più anche su quelli cartacei, il richiamo al rispetto del referendum abrogativo del giugno 2011 per le concessioni del settore idrico e appunto il superamento della legge obiettivo.

A Montecitorio ha ottenuto il via libera infine la norma che punta a tutelare i lavoratori dei call center: in caso di successione di imprese nel contratto di appalto con lo stesso committente e per la medesima attività di call center il rapporto di lavoro continua con l’appaltatore subentrante. Tra i criteri di delega ci sono anche la riduzione degli oneri documentali a carico dei soggetti partecipanti; il contenimento dei tempi e la piena verificabilità dei flussi finanziari; la razionalizzazione ed estensione delle forme di partenariato pubblico privato; la revisione del sistema di qualificazione degli operatori economici; la razionalizzazione dei metodi di risoluzione delle controversie alternativi al rimedio giurisdizionale, anche in materia di esecuzione del contratto; il miglioramento delle condizioni di accesso, per le piccole e medie imprese e le imprese di nuova costituzione, al mercato degli appalti pubblici e delle concessioni; l’individuazione di modalità volte a garantire i livelli minimi di concorrenzialità, trasparenza e parità di trattamento; la trasparenza nella eventuale partecipazione dei portatori qualificati di interessi ai processi decisionali finalizzati alla programmazione e all’aggiudicazione di appalti pubblici e concessioni.