Mancata cattura Provenzano, chiesti 4 anni e 6 mesi per l’ex generale Mori
MAFIA Il Pg Scaroinato ha escluso le aggravanti della cosiddetta trattativa e dell’avere agevolato Cosa nostra al reato di favoreggiamento
Il procuratore generale Roberto Scarpinato ha chiesto la condanna dell’ex generale del Ros Mario Mori a 4 anni e 6 mesi di reclusione e del coimputato Mauro Obinu a 3 anni e 6 mesi. Modificando il capo di imputazione il Pg ha escluso le aggravanti della cosiddetta trattativa e dell’avere agevolato Cosa nostra al reato di favoreggiamento di cui Mori e Obinu sono imputati. L’unica aggravante rimasta in piedi nella nuova prospettazione accusatoria è l’avere commesso il reato ricoprendo la qualifica di pubblico ufficiale. “Scandalosamente inerti”. Così Scarpinato aveva concluso la prima parte della requisitoria al processo contro Mori e il colonnello Mauro Obinu, imputati di favoreggiamento aggravato dell’agevolazione di Cosa nostra. Lo stesso Pg aveva gia’ anticipato di voler rinunciare a una delle aggravanti contestate dai Pm di primo grado. In sostanza, secondo quanto riferito dal Pg alla quinta sezione della Corte d’Appello di Palermo, viene meno l’aggravante di avere agito per commettere un reato diverso e cioe’ per avere ordito la complessa trama della trattativa Stato-mafia. Il processo, che si svolge davanti al collegio presieduto da Salvatore Di Vitale, prende in considerazione la mancata cattura di Bernardo Provenzano, possibile, secondo l’accusa gia’ il 31 ottobre 1995, quando il boss corleonese avrebbe partecipato a un summit di mafia a Mezzojuso (Palermo). E a tal proposito, secondo il Pg, nella lunga carriera di Mario Mori emerge una “costante deviazione dai doveri istituzionali e dalle procedure di legge e del codice”. Sempre secondo Scarpinato, il generale, ben prima di prendere il comando del Sisde, di cui fu direttore nello scorso decennio, sarebbe stato legato ai Servizi e avrebbe “sempre assecondato interessi extraistituzionali, deviando dalle regole”. Analoga chiave di lettura per la mancata perquisizione del covo di Riina, che sarebbe stata motivata dall’intenzione di non trovare “documenti scottanti che avrebbero potuto svelare i segreti del potere di uomini come Andreotti e di personaggi a lui legati, un potere che per decenni con Toto’ Riina aveva avuto rapporti”.
La ricostruzione della Procura, oggi confermata anche dalla procura generale, nel dibattimento in cui Mori e Obinu sono stati assolti in tribunale, vede i due ufficiali dei carabinieri responsabili di non aver voluto effettuare un blitz sebbene preavvertiti della presenza di Provenzano a Mezzojuso e successivamente di non aver voluto approfondire le indagini su coloro che erano stati notati quel giorno di ottobre di 21 anni fa assieme a Provenzano. Secondo i Pm di primo grado, Antonio Ingroia e Nino Di Matteo, Provenzano sarebbe stato lasciato libero in virtu’ di un patto risalente a due anni prima, quando lo stesso boss avrebbe agevolato la cattura di Toto’ Riina, nell’ambito del complesso meccanismno della trattativa, diretto a far si’ che la mafia rinunciasse all’attacco violento con le bombe a uomini dello Stato, gia’ copiti con le stragi di capaci e via d’Amelio. La Procura generale invece rinuncia completamente a questa prospettiva, sostenendo che non e’ chiaro ne’ conta il motivo per cui Mori e Obinu sarebbero stati “scandalosamente inerti”, come ha detto oggi Scarpinato, riferendosi al “mancato compimento di qualsiasi attivita’ diretta ad approfondire le investigazioni del colonnello Michele Riccio, in forza al Ros, grazie al confidente Luigi Ilardo, che gli avrebbe dato tutte le indicazioni necessarie per individuare ae catturare Provenzano ben 11 anni prima avvenuto nel 2006. Per effetto della rinuncia a questa e a un’altra aggravante, la Procura generale nel pomeriggo di oggi chiedera’ una condanna che sara’ inferiore ai 9 anni proposti in primo grado dalla Procura.