di Enzo Marino
Il Papa boccia le unioni civili e ribadisce la centralità della famiglia fondata sul matrimonio “procreativo”. Mentre in Italia si accende il dibattito politico su una possibile apertura anche alla “stepchild adoption”, il Pontefice ha ricordato che “la famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile, unitivo e procreativo, appartiene al sogno di Dio e della sua Chiesa per la salvezza dell’umanità”. In un discorso rivolto alla Rota Romana in occasione dell’apertura dell’Anno Giudiziario, Francesco ha avvertito che “proclamare il disegno di Dio Creatore e Redentore sulla sacralità e bellezza dell’istituto familiare” rappresenta “una missione sempre attuale, ma che acquista particolare rilevanza nel nostro tempo”. Per la Chiesa ha ribadito “non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione”, e “quando la Chiesa, tramite il vostro servizio, (dei giudici rotali, ndr), si propone di dichiarare la verità sul matrimonio nel caso concreto, per il bene dei fedeli, al tempo stesso tiene sempre presente che quanti, per libera scelta o per infelici circostanze della vita, vivono in uno stato oggettivo di errore, continuano ad essere oggetto dell’amore misericordioso di Cristo e perciò della Chiesa stessa”. Nel frattempo fioccano le adesioni per la manifestazione “Family Day” che si svolgerà sabato 30 gennaio nella Capitale.
Il Papa punta la rotta ancora sulla centralità della misericordia e sull’atteggiamento di dialogo anche nelle espressioni della chiesa verso il mondo. “Come vorrei che il nostro modo di comunicare, e anche il nostro servizio di pastori nella Chiesa, non esprimessero mai l’orgoglio superbo del trionfo su un nemico, né umiliassero coloro che la mentalità del mondo considera perdenti e da scartare!”. Un messaggio a tutto tondo sul senso del comunicare che il papa non ha mancato di riferire anche agli atteggiamenti della comunità cristiana e delle sue istituzioni. Puntando sempre sulla misericordia che, scrive Francesco, “può aiutare a mitigare le avversità della vita e offrire calore a quanti hanno conosciuto solo la freddezza del giudizio. Lo stile della nostra comunicazione – ha quindi sottolineato – sia tale da superare la logica che separa nettamente i peccatori dai giusti”. In questo senso, pur nella necessità (e dovere) di “giudicare situazioni di peccato” come violenza, corruzione o sfruttamento – dice il papa – non si possono giudicare le persone, “perché solo Dio può leggere in profondità nel loro cuore”. “È nostro compito ammonire chi sbaglia, denunciando la cattiveria e l’ingiustizia di certi comportamenti, – ha poi insistito il pontefice – al fine di liberare le vittime e sollevare chi è caduto” ma “solo parole pronunciate con amore e accompagnate da mitezza e misericordia toccano i cuori di noi peccatori”. “Parole e gesti duri o moralistici – si afferma ancora nel Messaggio – corrono il rischio di alienare ulteriormente coloro che vorremmo condurre alla conversione e alla libertà, rafforzando il loro senso di diniego e di difesa”.
Intanto, Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare i decreti riguardanti dieci nuovi beati. Si tratta di un sacerdote morto nel campo di sterminio nazista di Dachau: Engelmar Unzeitig “ucciso in odio alla Fede” il 2 marzo 1945. In totale si tratta di sei nuovi martiri. Tra i nuovi beati figurano anche del laico Giuseppe Sanchez del Rio, ucciso il 10 febbraio 1928 e il giapponese Takayama Ukon, noto come “il samurai di Dio”, convertitosi al cattolicesimo e ucciso anch’egli “in odio alla Fede” il 3 febbraio 1615.