di Sarina Biraghi *
I retroscenisti avevano parlato di divisioni, di “scavalcamenti”, di irritazione… Forse, chissà, ma intanto, come in una staffetta, il cardinale Angelo Bagnasco ha preso il testimone da papa Francesco ed è tornato a parlare ufficialmente di unioni civili e famiglia. Il presidente della Cei è stato chiaro oltre ogni interpretazione: “I figli non sono un diritto”. E semmai fosse necessario ha sottolineato che non ci sono divisioni tra i vescovi sui temi della famiglia e delle unioni civili ma anche nel condividere le difficoltà e le prove della famiglia e nel riaffermarne la bellezza, la centralità e l’unicità. Dopo la domenica delle piazze pro unioni civili e mentre continua il dibattito soprattutto sulla stepchild adoption, i vescovi si schierano contro il ddl Cirinnà che giovedì approda a Palazzo Madama. Schieramento inevitabile dopo il monito di Bergoglio a non “confondere la famiglia voluta da Dio con ogni altro tipo di unione”. La famiglia naturale non solo ha una centralità nella Chiesa ma è anche quella riconosciuta dalla nostra Costituzione, quella “carta più bella del mondo”, per qualcuno, quando gli pare. Nella prolusione al Consiglio permanente Bagnasco ha sottolineato l’importanza a porre “l’attenzione alla famiglia perché le sia conferita la centralità che le spetta sia nella Chiesa, quale soggetto attivo dell’evangelizzazione, sia nella società”. Come rivolgendosi a un governo, diviso, su un tema più etico che politico, e all’indomani della posizione della presidente della Camera Boldrini (terza carica dello Stato) che aveva parlato di ‘adozione doverosa’, l’arcivescovo ha invitato a non “dimenticare l’identità propria della famiglia e la sua importanza per la stabilità e lo sviluppo economico del Paese nonché l’imprescindibile ruolo che riveste per l’educazione delle nuove generazioni”. La famiglia è uno “scrigno di relazioni” per Bagnasco ma la punta di diamante sono i figli perché “i bambini hanno diritto di crescere con un papà e una mamma. La famiglia è un fatto antropologico, non ideologico”. I bambini, dunque, non sono auto o vestiti o gioielli da desiderare e avere a tutti i costi. I figli non sono un diritto. Non c’è spazio per una mediazione sulla stepchild adoption contenuta nel ddl Cirinnà se il presidente della Cei dice “Sogniamo un Paese a dimensione familiare, dove il rispetto per tutti sia stile di vita, e i diritti di ciascuno vengano garantiti su piani diversi secondo giustizia”. Nessun dubbio, dunque, sulla posizione dei cattolici e dei credenti sul ddl Cirinnà anche se Bagnasco non ha citato chiaramente il Family day di sabato prossimo al Circo Massimo: “I credenti hanno il dovere e il diritto di partecipare al bene comune con serenità di cuore e spirito costruttivo”. * Condirettore de ‘Il Tempo’