L’affondo di Orlando: la politica ha mostrato troppa timedezza verso la magistraura. Anm: clima mutato ma no propaganda

L’affondo di Orlando: la politica ha mostrato troppa timedezza verso la magistraura. Anm: clima mutato ma no propaganda
30 gennaio 2016

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando è intevenuto a Palermo per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Nel tribunale del capoluogo siciliano ha, tra l’altro, parlato  del rapporto tra i poteri dello Stato. Nei confronti della magistratura “la politica ha mostrato troppa timidezza nell’intervenire e stabilire regole per chi le regole è chiamato ad applicarle. Questa timidezza è dovuta a molti fattori. A una certa sacralizzazione del ruolo e della funzione della magistratura, che è inversamente proporzionale alla perdita di credibilità che la politica ha subito negli ultimi decenni; ma è dovuta anche a mutamenti economici e sociali sempre più imponenti, che superano ampiamente i confini nazionali e rispetto ai quali dobbiamo costruire strumenti di analoga portata”. Per questo bisogna far valere le ragioni della politica cose che diviene sempre più difficile, ha proseguito Orlando, parlando anche della lotta alla mafia auspicando che dalla Sicilia parta il rinnovamento dell’antimafia. “La mafia è cambiata, non è solo radicata territorialmente, ha fatto i conti con la globalizzazione e con la finanziarizzazione dell’economia e si avvantaggia dell’indebolimento di molti corpi intermedi e delle difficoltà che hanno gli stati nazionali a fronteggiare alcuni fenomeni. Dobbiamo fare i conti con tutto questo, facendo un aggiornamento serio per capire che cos’è questo fenomeno e come lo si contrasta. Vorrei che questo anno giudiziario sia dedicato a questa riflessione”.

REPLICA ANM “Il ministro Orlando ha fatto un discorso complesso, la magistratura e la politica operano nella reciproca indipendenza. E’ chiaro che le finalita’ e gli intenti generali non possono che essere condivisi, naturalmente ognuno deve rispettare l’altro. Veniamo da un tempo in cui questi confronti erano particolarmente accesi, c’erano delle condizioni che non hanno favorito delle dinamiche virtuose. Ora il clima e’ diverso anche se certi problemi persistono. Alcuni interventi devono essere meglio calibrati”. Lo ha detto il presidente di Anm Rodolfo Sabelli, commentando le parole del ministro. Sabelli, presente tra gli altri alla cerimonia, ha ricordato alcune delle recenti riforme che hanno interessato la magistratura come la riduzione delle eta’ pensionabile che ha definito “un intervento utile e doveroso anche se si doveva tenere conto di una maggiore gradualita’, cosa che non e’ avvenuta. La riforma della responsabilita’ civile dei magistrati -ha sottolineato- ha risentito di una clima di propaganda generale: faccio riferimento a queste riforme perche’ poi oggi ne viviamo anche le conseguenze. Credo che si debba ancora trovare un equilibrio complessivo per quell’obiettivo, peraltro di contrasto all’illegalita’ che non puo’ che essere una finalita’ condivisa da tutti”.

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PRODUTTIVITA’ Ha anche evidenziato gli effetti positivi delle riforme e di una maggiore produttivita’, quest’ultima in parte conseguenza delle prime. E così, secondo il ministro, “il 2015 ha fatto registrare una diminuzione delle pendenze nazionali degli affari civili, scese a quota 4,2 milioni. Dato suscettibile di ulteriore calo per la fine del 2016”. Come dire un percorso che deve andare avanti. “Cio’ significherebbe allineare l’arretrato alla capacita’ di definizione annuale che si attesta intorno ai 3,8 milioni di affari. L’apice della crisi della giustizia civile si e’ registrato nel nostra Paese in piena crisi economica. A fine del 2009 il numero di affari pendenti presso i tribunali toccava quota 6 milioni. Quel che e’ certo e’ il dato concreto relativo alla diminuzione delle pendenze civili”. Secondo il Guardasigilli, positivo corollario di questa diminuzione e’ il “contenimento dei tempi della durata del contenzioso. Le recenti riforme – ha proseguito- hanno consentito anche una riduzione delle pendenze dei procedimenti di equa riparazione nelle Corti d’Appello, pari al 27,6% rispetto all’anno precedente. Un risultato che va attribuito all’impegno del personale amministravo della magistratura che nel 2015 raggiunge un importante indice di produttivita’ ma anche all’introduzione di strumenti di deflazione del sistema della giustizia civile. Si registra, infatti, una considerevole contrazione delle iscrizioni delle cause in primo grado in Tribunale – ha concluso – con un calo dell’11% per le iscrizioni dei procedimenti di separazione del divorzio”.

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CASO PALERMO “E’ necessario perseguire le condotte che hanno offuscato il lavoro di tanti valenti magistrati”. Parole che sembrano rimandare al caso Palermo e della gestione dei beni confiscati da parte degli ex vertici Sezione di misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, su cui indaga la procura di Caltanissetta. “Sull’aggressione ai beni mafiosi e il loro riutilizzo – ha avvertito – si gioca una partita che ci vede tutti uniti”. In questo senso “va la nuova normativa sui tetti ai compensi degli amministratori giudiziari per evitare che alcune distorsioni, come quelle che si sono sviluppate, possano ripetersi”.

LE CARCERI “Il 2015 ha segnato l’anno del superamento del sovraffollamento carcerario. L’ambizione e’ tuttavia quella di imprimere un segno ancora piu’ incisivo in termini di cambiamento nella cultura della pena”. A dirlo il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, intervenendo durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, al palazzo di giustizia di Palermo. “Il fine ultimo -ha proseguito- e’ abbandonare un sistema anacronistico che identifica troppo spesso la sanzione penale con la reclusione in carceri”. Per il ministro i numeri “sono decisamente incoraggianti: al 31 dicembre 2015 la popolazione carceraria e’ scesa a 52.164, mentre 39.274 sono i soggetti trattati in regime di esecuzione penale esterna. L’indice di sovraffollamenti delle carceri e’ sceso dal 131% al 105%”.

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FAMILY DAY “Il governo non è spaccato – ha detto Orlando -. Il governo ha opinioni diverse su un tema eticamente sensibile, così come lo hanno avuto tutti i governi della repubblica dal dopoguerra ad oggi. Su temi come questi è difficile trovare una unità che corrisponda a una maggioranza di governo, vorrei ricordare che tutti i diritti civili introdotti dal dopoguerra ad oggi sono il frutto di maggioranze parzialmente diverse da quelle che sostenevano i governi. E’ assolutamente fatale che concezioni diverse si riflettano così in modo diretto su vicende che hanno tale rilevanza e attengono alla vita alla morte all’esistenza delle persone – ha aggiunto Orlando -. Non ne farei un dramma, non farei guerre di religione. Siamo di fronte a una vicenda in cui la parola d’ordine deve essere rispetto delle reciproche posizioni, e costruzione di un minimo comune denominatore sapendo che si può avere differenza di vedute sul come, ma c’è un tratto che impegna tutti, ovvero che la Corte dei diritti dell’Uomo di Strasburgo ci dice che ci sono cittadini nel nostro Paese che non sono tutelati. Il Parlamento legiferi nella direzione possibile per risolvere questo problema, ma legiferi. Perchè è un tema che non ci pone solo l’opinione pubblica, ma anche la giurisdizione internazionale segnalando una incongruenza rispetto agli obiettivi della carta”.

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