La storia di una donna pentita di aver percorso la strada dell’utero in affitto, una scelta fatta per necessità. Mentre il ddl Cirinna’ sulle unioni civili approda per un primo esame nell’aula del Senato, l’associazione Pro vita con il senatore di Forza Italia Lucio Malan prova così a ribadire il proprio no, in particolare verso la stepchild adoption, cioè la procedura che permette in una coppia omosessuale di poter adottare il figlio del partner e che secondo l’ Associazione Pro Vita potrebbe portare “nuova linfa al mercato di donne e bambini rappresentato dalla maternità surrogata”. Nel 2006 Elisa Anna Gomez, del Minnesota, in una situazione difficile, accetta di diventare madre surrogata per 8000 dollari a una coppia gay desiderosa di avere un bambino: una decisione difficile e della quale si pentirà. “La disperazione mi ha fatto prendere una decisione che mi avrebbe perseguitato per i prossimi nove anni”ha spiegato.
“Ho preso la decisione di diventare madre surrogata tramite un forum online- ha aggiunto- senza consulenza, nessun avvocato, ho incontrato diverse coppie tra le quali una coppia gay: gli credevo quando dicevano che sarei stata sempre la sua mamma, ma improvvisamente hanno tagliato le comunicazioni, lasciando lo stato con la bambina in quello che legalmente poteva essere considerato un rapimento ma le istituzioni non mi hanno ascoltato”. “E’ iniziata una battaglia legale – ha sottolineato – il primo giudice mi voleva punire, mi ha dato quattro ore di visita al mese e spese mantenimento della bambina”. La donna attualmente non vede la figlia da sei anni e mezzo, ma la mantiene. “Con il ddl Cirinna’ si rischia di legalizzare tutto questo anche in Italia, anche con coppie italiane che andranno all’estero”ha spiegato Malan.