Alchimie renziane, spesi 2 miliardi per creare nuovi posti di lavoro

Alchimie renziane, spesi 2 miliardi per creare nuovi posti di lavoro
9 febbraio 2016

di Laura Della Pasqua

A dicembre scorso sono andati persi 21 mila posti di lavoro rispetto a novembre ma se si fa il confronto su un anno, con dicembre 2014 sono stati impiegate 109 mila persone in più. L’Istat indica che c’è stato un incremento di 135 mila contratti a tempo indeterminato, di 113 mila a termine mentre gli autonomi sono scesi di 138 mila unità. Il tasso di occupazione è rimasto invariato al 56,4% mentre a dicembre scorso, fa saper l’istituto di statistica, è aumentata dello 0,6% (+18 mila) la stima dei disoccupati con una crescita che riguarda gli uomini e le persone tra 25 e 49 anni. In sostanza circa 18 mila persone in più sono alla ricerca di un posto. Dopo il calo registrato nei mesi precedenti (-1% tra giugno e novembre), il tasso di disoccupazione sale a dicembre dello 0,1% all’11,4%. Detto così lo scenario non sarebbe tanto male soltanto che bisogna vedere cosa si cela dietro i numeri. Innanzitutto per amissione dello stesso ministro del Lavoro Poletti, nel 2015 c’è stato un uso esorbitante dei voucher; circa 102 milioni di buoni venduti che corrispondono a 400.000 lavoratori. Si tratta di lavoratori saltuari, utilizzati, appunto con i voucher, per specifiche e temporanee esigenze. Ma c’è dell’altro. I 135 mila contratti a tempo indeterminato sono scaturiti soprattutto dall’applicazione degli sgravi contributivi, la misura decisa con la legge di Stabilità per incentivare le imprese ad assumere. Per queste agevolazioni lo Stato ha stanziato 1,8 miliardi. Gli sgravi sono utilizzabili fino a un tetto massimo di 8.060 euro l’anno per ogni assunto.

Ci sono due considerazioni da fare. Gli sgravi contributivi non sono eterni. Già quest’anno saranno dimezzati fino ad esaurirsi. Dal 2016 l’ammontare massimo dello sgravio è diminuito da 8.060 a 3.250 euro annui. Cosa accadrà quando non ci sarà più questa “spintarella” e se l’economia non dovesse ripartire come il governo si aspetta? Altro punto: a fronte dei quasi 2 miliardi stanziati, il risultato è sotto le attese. Il 19 ottobre 2014 il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan aveva annunciato che a partire dal 2015 per tre anni sarebbero stati creati 800 mila posti di lavoro. Questo significa una media di 260 mila l’anno, una cifra ben superiore ai 135 mila rilevati dall’Istat. Tornando ai numeri, l’istituto di statistica ha rilevato che per i giovani tra 15 e 24 anni la percentuale di chi cerca attivamente un’occupazione senza trovarla è scesa ancora, attestandosi al 37,9% contro il 38% di novembre e il 41,2% del dicembre 2014. Il tasso di inattività rimane invariato al 36,2%. Soddisfatto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, secondo cui “i dati diffusi dall’Istat, al di là delle oscillazioni congiunturali, confermano la tendenza positiva dell’occupazione nel medio periodo”. “Dall’Istat un primo vero bilancio del miglioramento del mercato del lavoro nel 2015 rispetto al 2014”, evidenzia Filippo Taddei, responsabile economia e lavoro del Pd. La Cisl mette in evidenza il lieve aumento della disoccupazione e il problema dei voucher, “un aspetto su cui ora è necessario aprire una lente d’ingrandimento perché possa essere governato e non sfoci in una forma di precariato difficilmente controllabile. È importante che su questo strumento, oltre alle attenzioni del caso, si intervenga per una rapida riforma”.

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