Regiani, il Cairo respinge le accuse: “La polizia non è coinvolta nella morte”. Gli Usa solleveranno caso con Egitto

Regiani, il Cairo respinge le accuse: “La polizia non è coinvolta nella morte”. Gli Usa solleveranno caso con Egitto
8 febbraio 2016

Regeni_mixdi Giuseppe Novelli

Le ultime indiscrezioni che bollavano Giulio Regeni come una “spia” che gli egiziani avrebbero torturato ed ucciso ha fatto andare su tutte le furie l’Egitto che dal primo momento ha offerto tutta la massima disponiblità all’Italia per risolvere questo tragico caso del ricercatore friulano il cui corpo è stato trovato in in un fosso giovedì scorso. Caso che comunque è avvolto in una fitta nebbia di mistero. Ad esempio non si sà che fine abbia fatto il telefonino della vittima. Nelle ultime ore sono circolate voci, categoricamente smentite, sul fatto che il giovane italiano fosse un informatore dei servizi segreti, assunto dall’Aise. Ma l’Egitto respinge le accuse e assicura che la polizia non è coinvolta nella morte di Giulio Regeni. Lo ha fatto sapere il ministero per la Sicurezza. Il ministro dell’Interno Magdy Abdel Ghaffar ha respinto le accuse di un coinvolgimento delle forze di sicurezza. “Non è accaduto”, ha risposto ad un giornalista che chiedeva se il 28enne italiano fosse stato “arrestato dalla polizia”. “Respingiamo queste accuse, è completamente inaccettabile che vengano rivolte. Sono voci, non possiamo neppure accettare un’allusione. Non è questa l’usanza degli apparati di sicurezza dello Stato”, ha insistito. Intanto c’è stato il primo colloquio con il pm di Roma, Sergio Colaiocco, e i genitori di Giulio Claudio e Paola Regeni (foto). Il magistrato, che procede per omicidio volontario, ha raccolto anche le dichiarazioni di alcuni amici della vittima. Secondo indiscrezioni, i genitori avrebbero riferito che il figlio, pur consapevole di trovarsi in una situazione preoccupante, non aveva mai manifestato timori per la sua sicurezza e incolumità.

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Dal Cairo  continuano a rimbalzare una serie di versioni sulla morte del ricercatore italiano.  L’analisi del telefonino di Regeni “conferma le testimonianze dei coinquilini e degli amici”, secondo cui il ricercatore si stava recando ad una festa di compleanno il giorno in cui e’ scomparso. Il 25 gennaio scorso Giulio, ha detto il direttore della Procura di Giza, Hossam Nassar, “ha lasciato la sua abitazione alle 19:30 per incontrare il suo amico Gennaro, un insegnante di Scienza Politiche presso l’Universita’ britannica al Cairo. Entrambi dovevano andare ad una festa di compleanno, ma Regeni non e’ mai arrivato: e’ scomparso 25 minuti dopo la sua ultima telefonata all’amico. Giulio era solito prendere la metropolitana dalla stazione di al Dokki vicino casa sua”. Preoccupato per il connazionale, “Gennaro ha quindi telefonato alla sua amica Noura Fatihi, che ha contattato il coinquilino di Giulio e avvocato Mohamed al Sayaad”, ha concluso Nassar.

Intanto, il caso Regeni sarà uno dei temi al centro dei prossimi incontri tra la diplomazia americana e quella egiziana. Lo riferisce il New York Times sottolineando “l’attenzione internazionale” sulla vicenda e quella, in particolare, del Dipartimento di Stato americano, impegnato di frequente a ricordare al Cairo l’importanza del rispetto dei diritti civili e umani. Il riferimento alla morte del ricercatore italiano sara’ “probabilmente” sollevato, scrive ancora il NYT, nel corso del viaggio che Sarah B.Sewall, sottosegretario del Dipartimento di Stato per i diritti umani, fara’ questa settimana nella capitale egiziana oppure quando il capo della diplomazia americana, John Kerry, ricevera’ a Washington il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shiukry.

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