Secondo l’accusa Impallomeni ”attraverso costanti contatti con il commercialista La Rocca e rivestendo sempre il ruolo di Presidente – relatore ed estensore delle relative sentenze -, provvedeva a redigere sentenze di accoglimento dei ricorsi presentati dalle società, garantendo in tal modo l’annullamento di accertamenti fiscali di rilevante ammontare. Di particolare rilievo una sentenza che, nel merito, è stata ritenuta del tutto illegittima in quanto basata su presupposti falsi, mentre in altri casi le sentenze di accoglimento dei ricorsi riconducibili al gruppo Virlinzi sono state emesse in tempi ristrettissimi”. Gli inquirenti sostengono che in cambio il gruppo imprenditoriale metteva a disposizione del giudice diverse autovetture, per le quali la concessionaria della famiglia Virlinzi si accollava anche tutti i costi di manutenzione, assicurazione, e quelli di riparazione in caso di guasti e incidenti. La guardia di Finanza sostiene che non esistono titoli giustificativi dell’uso delle auto delle società legate a Virlinzi da parte del giudice. ”Nonostante ciò – dice la Gdf – su una delle due autovetture intestate alla concessionaria il giudice Impallomeni aveva anche apposto un adesivo riportante lo stemma magistratura tributaria. La stessa concessionaria è stata utilizzata dal giudice anche per riparare l’autovettura della moglie, con spese, anche in questo caso, a carico del gruppo”.
Per gli inquirenti ”nel corso delle indagini, dopo alcune acquisizioni documentali nella commissione tributaria, sono stati accertati anche gravi condotte volte a depistare le indagini da parte del giudice”. Impallomeni con la complicità del cancelliere Toscano, avrebbe tentato di recuperare una sentenza favorevole emessa e depositata nel luglio 2015 nei confronti di un società del gruppo Virlinzi. L’intenzione era quella di sostituire alla sentenza di accoglimento del ricorso presentato dalla società una sentenza di condanna, per ”smontare l’eventuale impianto accusatorio, posto che l’acquisizione di diverse sentenze riconducibili anche al gruppo Virlinzi nella commissione provinciale da parte della Guardia di Finanza aveva ingenerato allarme nello stesso. Tale tentativo, tuttavia, non è andato a buon fine, poiché la decisione era già stata depositata e registrata e, pertanto, i predetti si vedevano costretti a desistere dall’ulteriore azione criminosa”.