Il Pd ancora nel mirino di Cuffaro. L’ex governatore: mi turba un grande partito che discute sull’ovvio
QUANDO LA POLITICA E’ UN VIZIO Il politico di Raffadali è intervenuto a Gela alla presentazione del suo libro “L’Uomo è un mendicante che crede di essere un re”
Totò Cuffaro non molla. Nel mirino dell’ex governatore della Sicilia c’è ancora il Partito Democratico. E così intervenendo a Gela alla presentazione del suo libro “L’Uomo è un mendicante che crede di essere un re”, torna a gettare benzina sul fuoco. “Non volevo che si aprisse la caccia ai cuffariani all’interno del Pd quando ho detto che quelli che votavano per me ora votano per tutti i partiti – ha detto – ma soprattutto per il Pd perché è proprio il Pd che prende i voti che prendevo io e che con i voti si sposta anche la classe dirigente”. Dichiarazione emersa da un’intervista che Cuffaro ha rilasciato a un quotidiano online qualche settimana fa e che ha fatto scoppiare, per dirla come lo stesso politico di Raffadali “un putiferio perché questa politica è ipocrita, non ha il coraggio di prendersi le sue responsabilità e di dire quello che pensa e quello che vuole”. Per Cuffaro “turba che un grande partito discuta quattro giorni e stia ancora discutendo su una cosa talmente ovvia senza che ci fosse alcuna volontà di fare aprire la caccia ai cuffariani”. Il politico da un milioni di voti ha smentito, ancora una volta, l’ipotesi di un suo ritorno alla politica. “Sbaglia chi lo pensa, perché è l’unica cosa certa che non farò”. Quindi conferma le sue scelte per il futuro. “Vado in Africa” – ha sottolineato -. Il 30 maggio vado in Burundi a fare il medico volontario in un ospedale che da presidente della Regione avevo fatto costruire con i soldi della solidarietà internazionale e ci rimarrò sei mesi per organizzare la struttura e a tentare di portare un pezzo di umanità siciliana in un posto dove ce ne sia di bisogno”. Eppoi?
Ma torniamo al libro. Grande folla di curiosi ed ex Udc ha fatto da cornice all’evento. “Sino a quando lo Stato non riesce a capire che il carcere non contiene dei corpi ma dentro ci sono delle anime – ha detto Cuffaro – io credo che sarà difficile risolvere il problema di umanizzare le nostre carceri e sono perciò convinto che la politica non farà nulla sino a quando questo grido di umanità non si alza dalla società”. “Questo mio libro – ha spiegato – ha il significato di sensibilizzare la società affinché lanci quel grido di umanità che possa essere raccolto dalla politica per rendere gli istituti di pena più vivibili e umani”. “Io non mi sento vittima come non mi sento colpevole di aver favorito la mafia. Ho commesso tanti errori nella mia vita ma mai quello di favorire la mafia”, ha aggiunto. “Non credo che ci sia stata una volontà specifica della magistratura di colpirmi. – ha concluso – Credo piuttosto che ci siano state delle condizioni attorno a me che mi hanno voluto dipingere diversamente da quello che sono. Se tornassi indietro, a questa mia scelta di stare con la gente non rinuncerei”.