Fi contro nuovo conflitto interessi: asse Pd-M5S risponde alla pancia del paese

Fi contro nuovo conflitto interessi: asse Pd-M5S risponde alla pancia del paese
16 febbraio 2016

Si accende lo scontro alla Camera, in commissione Affari Costituzionali, sulla proposta di legge che disciplina il conflitto di interessi mandando in soffitta la legge Frattini nel 2004. A una settimana dall’approdo in aula del testo previsto per il 23 febbraio, si dimette uno dei due relatori, il deputato Fi Francesco Paolo Sisto: “Le nostre ragioni vengono completamente ignorate, c’è un’asse Pd-M5S”, accusa. In realtà erano giorni che i pareri dei due relatori sugli emendamenti – l’altro è Francesco Sanna del Pd – risultavano difformi. Oltre al fatto che sul tavolo dai deputati azzurri erano piovuti diversi emendamenti soppressivi delle norme contenute nel testo. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il parere negativo dato da Sanna su una proposta di modifica firmata dalla forzista Elena Centemero secondo cui “non costituisce conflitto se l’interesse privato coincide col pubblico”. Un parere, a detta di Sisto, “inaspettato, dato con un atteggiamento scorretto questa mattina in mia assenza. Vengono ignorati i temi di Fi. Si sta facendo una legge che mortifica i saperi e intimidisce i doveri. Se il testo non verrà modificato sarà un ostacolo all’esercizio dei diritti politici e metterà nelle mani di burocrati le decisioni del governo. Ho chiesto di fare il relatore di minoranza. C’è un’asse Pd-M5S, un’accomunanza culturale che risponde alla pancia del paese e non ai principi del diritto”.

La replica di Sanna non si fa attendere: “La posizione di Forza Italia sul conflitto di interessi è bizzarra ma non inspiegabile: vorrebbero demolire i punti chiave del testo base e riproporre tutti gli argomenti triti e retrivi che portarono a scrivere una legge inutile come è quella in vigore, cioè la legge Frattini. Noi ci battiamo per una riforma seria”. L”incidente’ in commissione e il conseguente “ostruzionismo” da parte di Fi, osservato sia da Sanna che dal presidente della Affari costituzionali, Andrea Mazziotti Di Celso (Sc), non ferma l’intento di Pd e governo di andare avanti con l’esame per rispettare i tempi fissati dalla conferenza dei capigruppo. Oggi proseguiranno i lavori. Sono stati esaminati 6 articoli, quasi la metà di un testo che ne prevede 14. Tra le novità approvate un emendamento dei Cinque stelle, riformulato, secondo cui “i titolari delle cariche di governo non possono, nell’anno successivo alla cessazione del loro mandato, svolgere attività di impresa, assumere incarichi presso imprese private o presso imprese o enti pubblici o sottoposti a controllo pubblico, se non previa autorizzazione dell’Autorità che, considerata l’attività precedentemente svolta, accerti l’insussistenza di conflitti di interessi”. La violazione di tale norma comporta “la sanzione amministrativa del pagamento di una somma di denaro corrispondente al doppio del vantaggio economico ottenuto dall’impiego vietato”.

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Il testo sul conflitto di interessi targato Sanna però prevede anche sanzioni penali quando si dichiara il falso o ci si rifiuta di dichiarare la propria situazione patrimoniale. “Per il ritardo di un mese – spiega il relatore – c’è una multa che va dai 5mila ai 50mila euro. Se questo ritardo diventa un rifiuto o se viene dichiarato il falso scatta una sanzione penale riferita all’articolo 328 del codice penale”, ovvero la reclusione fino ad un anno o la multa fino a milletrentadue euro. La sanzione penale nell’esercizio della sanzione pubblica inoltre, ricorda Sanna, fa scattare anche la legge Severino. A fronte di Fi che parla di un’asse Pd-Cinque stelle, i pentastellati però continuano a criticare il testo: “La legge che sta uscendo da questa commissione fa il solletico a chi si trova in conflitto di interessi e che trae vantaggio dalla carica pubblica ricoperta. In perfetta continuità con quanto fatto, o meglio non fatto, da Berlusconi”, scrive Danilo Toninelli su facebook. Per la deputata di Sinistra Italiana Celeste Costantino “le dimissioni di Sisto sono l’ennesimo tentativo di bloccare una legge che questo Paese aspetta da troppi anni. Ad annacquare il provvedimento ci ha già pensato il Pd approvando emendamenti restrittivi e presentandone altri su articoli che snaturano l’impianto. Dopo mesi di attesa fatti di rinvii, rallentamenti, mediazioni ipotizzate e sintesi invocate siamo alle solite: si fa di tutto pur di non approvare un provvedimento che rappresenta un tassello imprescindibile per separare la politica dalle lobbies e dagli interessi privati”.

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