Antonio Campo Dall’Orto rivoluziona i vertici delle reti Rai e, come di consueto nella storia dell’azienda, le nomine fanno discutere. Il direttore generale domani porterà i nominativi in consiglio di amministrazione e, in base alle nuove regole stabilite dalla riforma della Tv pubblica, non avrà bisogno di avere il via libera dalla maggioranza dei membri. Secondo quanto si apprende, al vertice della rete ammiraglia Rai 1 andrà Andrea Fabiano, già vicedirettore di Rai1, che con i suoi 40 anni a maggio è il più giovane direttore della storia della rete. A Rai2 andrà Ilaria Dallatana, un passato in Mediaset, fondatrice insieme a Giorgio Gori della casa di produzione “Magnolia” e a Rai3 Daria Bignardi (foto), che dopo l’esordio nella Tv pubblica è stata volto di punta di La7 e conduttrice del programma “Le Invasioni barbariche”. Rai4 sarà guidata da Angelo Teodoli, attualmente direttore di Rai2, e Rai Sport da Gabriele Romagnoli. Le nomine, ha spiegato Campo Dall’Orto oggi in commissione di Vigilanza, sono state decise “sulla base di un principio che riguarda il pluralismo culturale”, con un “rinnovamento basato sulle competenze”. Una risposta, secondo il dg, anche a chi chiede una maggiore distanza tra la Rai e la politica. “La vera cesura rispetto al legame dai partiti è legata al fatto che stiamo prendendo persone competenti”, ha detto, ricordando che, tra l’altro, “domani proporremo due direttori donna in una azienda non ne ha mai avuto uno”.
I nomi proposti da Campo Dall’Orto, però, provocano l’ira del sindacato Usigrai che parla di “un fatto grave”. “Salvo l’eccezione di Rai1 – secondo il sindacato – l’ennesima infornata di esterni. Nei fatti una sonora sfiducia e delegittimazione di tutti i dipendenti della Rai”. Critiche arrivano anche dalle opposizioni: per Daniela Santanchè (Fi) le nomine “sviliscono le tante professionalità che ogni giorno fanno della Rai un servizio pubblico di qualità e, allo stesso tempo, questo orientamento fa lievitare le spese per la stessa Rai”. “Capisco – ha detto il senatore azzutto Maurizio Gasparri – attingere all’esterno se si tratta di profili con qualità indiscutibili, ma per figure così anonime e modeste, in alcuni casi escluse da altre emittenti per risultati scarsi, non capisco perchè non guardare all’interno dell’azienda. In questa fase si scelgono per partito preso gli esterni”. Per il Movimento 5 stelle “il vero cambio di passo sarebbe stato l’intraprendere una procedura pubblica e trasparente così come proposto dal M5s nella legge sulla governance Rai. Le scelte di Campo Dall’Orto rappresentano invece in modo chiaro lo spoil system renziano: vengono scelte figure professionali senza nessun bando e senza trasparenza”. Dubbi anche da Maurizio Lupi, capogruppo alla Camera di Ap, che in commissione ha chiesto al dg: “La Rai è in grado al suo interno di avere risorse formate e che possono essere valorizzate per ricoprire cariche o non c’è nessuna risorsa professionale per cui bisogna prendere dall’esterno i migliori?”.
Anche la minoranza Pd, però, va all’attacco: “Una maggiore attenzione verso il patrimonio di professionalità interno alla Rai sarebbe stato un segnale forte di cambiamento verso il recente passato”, sostengono Federico Fornaro e Miguel Gotor che chiedono anche “una più chiara presa di distanza da parte di Palazzo Chigi dalle recenti, ripetute esternazioni del collega Anzaldi” che “allontanerebbe lo spettro di una inaccettabile stagione di normalizzazione, in particolare di Rai 3 e del Tg3”. Dal Pd arrivano però anche commenti positivi: “Due donne alla guida di Rai 2 e Rai 3, un cambio generazionale necessario e l’esigenza di mettere in circolo nuove idee. Sono molta soddisfatta di queste nomine”, afferma la senatrice Laura Cantini, secondo cui “ci sono tutte le condizioni per un rilancio del servizio pubblico”. Al di là delle polemiche sulle nomine, oggi, in commissione, Campo Dall’Orto ha annunciato che il nuovo piano industriale dell’azienda sarà portato in cda nell’aprile prossimo. Certo, ha detto facendo riferimento alla questione del rinnovo della concessione, “sarebbe più facile fare il piano avendo la certezza del perimetro” ma la “cosa positiva” è che così “il piano industriale diventa anche oggetto di interlocuzione rispetto al percorso”.