Teatro Massimo Palermo, tutto pronto per ‘Attila’

Teatro Massimo Palermo, tutto pronto per ‘Attila’
18 febbraio 2016

di Laura Donato

È Attila la seconda opera della stagione lirica 2016 del Teatro Massimo che, dopo il trionfale Götterdämmerung diretto da Graham Vick, va in scena domani sera. Protagonista! Nel ruolo del titolo, Erwin Schrott, uno dei più celebri cantanti lirici del mondo, che debutta proprio a Palermo ruolo del re degli Unni narrato musicalmente da Verdi. A firmare la regia è invece Daniele Abbado in coproduzione con il Teatro Comunale di Bologna, dove è già andato in scena con Ildebrando De Arcangeli, e il Teatro La Fenice di Venezia. Sul podio il grande Daniel Oren, che torna più che gradito al Massimo. Cast dai nomi prestigiosi che vede nei panni di Odabella Svetla Vassileva; di Foresto Fabio Sartori; di Ezio, il baritono Simone Piazzola. Scene e luci di Gianni Carluccio, costumi di Gianni Carluccio e Daniela Cernigliaro.

Una grande produzione per un’opera che manca da Palermo dal 1975 e che è stata rappresentata per la prima volta a Venezia il 17 marzo 1846. Attila è una delle opere di carattere politico di Verdi, ma pur appartenendo, al primo periodo verdiano, e pur presentando alcune incongruenze drammaturgiche, contiene una sottile introspezione psicologica, con i personaggi che si muovono spinti da considerazioni e passioni personali. A partire da Attila, Interpretato, come detto, da Erwin Schrott, non nuovo ai ruoli verdiani, ma consacrato grazie al ruolo di Don Giovanni, incarnando perfettamente il noto seduttore protagonista dell’omonima opera di Mozart. Artista eclettico che non disdegna il cross over cimentandosi con le accattivanti pagine del tango argentino, e che definisce il suo personaggio come “complesso,, inquieto, perfino insicuro e impressionabile”, un Attila che “finisce per soccombere all’amore” e che “richiede, dal punto di vista musicale, grandi risorse tecniche”.

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Daniele Abbado definisce l’Attila “Un’opera politica, nella quale assistiamo a un ribaltamento totale delle categorie consuete. Quello che dovrebbe essere lo straniero, il nemico, il barbaro, è invece l’uomo portatore di pensiero raffinato. Parla di popolo, di giustizia, di Dio, di anima”. Nella sua Messa in scena ovviamente “non ci saranno certo gli Unni, con i corni sulla testa che tante volte si sono visti, né ci saranno armi, a parte la spada di Attila che all’inizio dell’opera lui consegna a Odabella. Nell’opera i romani sono militari ‘regolari’, mentre i soldati di Attila sono un po’ terroristi e un po’ mercenari, ma innestati di elementi arcaici. Non un’attualizzazione piatta, quanto, piuttosto, una trasfigurazione, un’invenzione”. L’Attila parla quindi ai popoli, il popolo italiano del Risorgimento, un popolo multietnico dove i pregi i difetti si fondono e si confondono. “Attila parla già di diritti dei popoli – dice Daniel Oren – il diritto a una patria, a una casa e alla libertà, tema che da israeliano mi è molto caro. Il linguaggio musicale parla con immediatezza all’anima e al cuore degli spettatori”.

E parlando di Verdi aggiunge che “Verdi è il più grande compositore di tutti i tempi e Attila è un capolavoro, un assoluto capolavoro. A lungo e fino alla fine della prima guerra mondiale, le opere cosiddette ‘giovanili’ di Verdi come questa sono state trascurate, a favore di quelle della piena maturità. Poi è iniziata una riscoperta”. Per fortuna!
Attesa quindi per la Prima di domani sera. Intanto giovedì 18 alle 18.30 la prova generale, aperta, a favore dell’opera di Biagio Conte, il missionario laico che opera a Palermo in aiuto di clochard, migranti, poveri.

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