Papa Francesco si è lasciato trascinare, senza volerlo, nella campagna elettorale americana. E subito il candidato repubblicano alle elezioni presidenziali Donald Trump lo attacca e altrettanto fa l’arcirivale Jeb Bush, ma in modo più velato. Il sindaco di New York, l’italoamericano Bill de Blasio, si schiera invece dalla parte del pontefice. Dopo un viaggio di sei giorni in Messico, dall’aereo papale di ritorno a Roma il Pontefice aveva risposto a una domanda sulle intenzioni di Trump di costruire un muro lungo il confine tra Usa e Messico per fermare l’immigrazione illegale dicendo che “una persona che pensa solo a fare muri e non ponti, non è cristiana”. L’aspirante presidente americano chiamato in causa ha subito attaccato Jorge Maria Bergoglio: è “vergognoso” che un leader religioso come il Pontefice metta in discussione la fede di un’altra persona. A rigor di cronaca, il Papa si è guardato bene dall’inserirsi nella vicende politiche americane e sulle varie proposte per fermare l’immigrazione illegale. E infatti, a chi gli aveva chiesto se un cattolico americano dovesse votare per il magnate newyorchese dell’immobiliare, Papa Francesco aveva detto: “Non ho intenzione di farmi coinvolgere su questo. Dico solo che quest’uomo non è cristiano se dice cose così”. E riferendosi esplicitamente a Trump ha aggiunto: “Dobbiamo vedere se ha detto cose in quel modo e su questo gli do il beneficio del dubbio”. Ma Trump non ha voluto fare altrettanto con il Pontefice.
Durante un comizio elettorale in South Carolina, dove sabato si terranno le primarie repubblicane, Trump ha dichiarato: “Tutti sanno che il Vaticano è l’ultimo trofeo a cui punta l’Isis”. Ipotizzando un attacco al Vaticano da parte del gruppo terrorista, Trump ha promesso: in una simile circostanza “il Papa avrebbe sperato e pregato che Donald Trump fosse presidente degli Stati Uniti, perché (con lui in carica) questo non sarebbe successo”. Probabilmente preoccupato di potersi alienare le simpatie dell’elettorato religioso in vista delle ormai imminenti primarie, Trump ha aggiunto: “Sono orgoglioso di essere cristiano e da presidente non permetterò alla cristianità di essere costantemente attaccata e indebolita, come sta succedendo ora, con il nostro attuale presidente” Barack Obama. “Nessun leader, tantomeno religioso, dovrebbe avere il diritto di mettere in discussione la religione o la fede di qualcun altro”. Su questo Bush gli ha dato ragione: la cristianità di Trump “è una cosa tra lui e il creatore”. Bush dice di rispettare il Papa, le cui parole fungono da guida spirituale a colui che 20 anni fa si era convertito proprio al cattolicesimo, ma su questioni di politica economica è la parola degli esperti a dovere prevalere. Per l’ex governatore della Florida la protezione dei confini americani “non è una cosa non cristiana da fare”. Bush è favorevole alla costruzione dei muri “laddove sono appropriati”.
Secondo Trump, il Pontefice “è usato come un pupazzo” dai messicani, che dovrebbero “vergognarsi di farlo specialmente quando così tante vite sono coinvolte e quando l’immigrazione illegale è così galoppante”. Secondo il candidato repubblicano, il papa (che ha celebrato messa proprio sul confine Usa-Messico) “ha sentito solo un lato della storia, non ha visto il crimine, il traffico di droga e l’impatto economico negativo delle politiche in corso in Usa. Non vede come la leadership messicana è più furba del presidente Obama e della nostra leadership in ogni aspetto dei negoziati”. “Il governo messicano ha parlato male di me al papa, perché vuole continuare a imbrogliare l’America su commercio e immigrazione. E sa benissimo che sono al corrente di questo”. Dichiarazioni sostanzialmente in linea, con quanto asserito l’11 febbraio scorso dallo stesso miliardario, durante un’intervista rilasciata a Fox Business: in quell’occasione Trump aveva definito Papa Francesco “molto politicizzato”, accusandolo inoltre di non comprendere appieno l’impatto dell’immigrazione messicana sull’economia e la società statunitensi. Anche un altro repubblicano cattolico attualmente in corsa, Marco Rubio, è intervenuto sul problema dell’immigrazione dichiarando: “Il Vaticano controlla chi varca i suoi confini. E anche gli Stati Uniti hanno diritto a fare la stessa cosa”. Un attacco al Vaticano è arrivato anche da Dan Savino, consigliere di Trump. In un tweet accompagnato da un’immagine aerea ha scritto: “Commenti incredibili dal papa considerando che la città del Vaticano è circondato al 100% da mura enormi”.