Nelle scorse settimane si è aperta una nuova parentesi nel mondo della tecnologia. Un giudice della corte federale ha ordinato ad Apple di aiutare l’FBI a sbloccare un iPhone 5C appartenente ad un degli uomini responsabili della strage di San Bernardino, in California lo scorso anno, nella speranza di scoprire tutte le informazioni che potrebbe aiutare i federali nelle indagini in corso. Dalla mela morsicata la risposta è stata un netto rifiuto. Il 16 febbraio, il CEO di Apple Tim Cook ha riacceso un dibattito pubblico feroce sulla questione della privacy e della sicurezza, con una lettera che sfida l’ FBI. I più grandi colossi della tecnologia informatica si sono apertamente schierati a favore della decisione di Apple, a partire da Mark Zuckerberg (CEO di Facebook), Jan Koum (CEO di WhatsApp), Mark Surman (direttore esecutivo di Mozilla) e Jack Dorsey (CEO di Twitter). Ma soprattutto Apple ha trovato l’appoggio del suo storico rivale. Sundar Pichai, CEO di Google, ha elogiato la lettera come “importante”, additando la richiesta dell’FBI come apripista per un potenziale “precedente preoccupante”. Google, tramite un tweet di Pichai, si è così espressa a favore di Cook, sebbene la risposta sia arrivata leggermente in ritardo ed in punta di piedi. La questione è delicata, “il caso tecnologico più importante dell’ultima decade”, come lo ha definito Edward Snowden. Effettivamente, anche l’opinione pubblica non si è ancora schierata apertamente. Da un lato, aiutare l’FBI a ricavare informazioni sui terroristi, dall’altro una richiesta potenzialmente pericolosa nel futuro per la privacy.
Come ormai già sapranno tutti, la questione è nata dal blocco di sicurezza che Apple ha montato sui nuovi iPhone, dal 5 in poi, un livello ancora più alto per gli standard della privacy. In sostanza, nei nuovi melafonini vi è un codice di sicurezza per sbloccare i dati crittografati che solo l’utente conosce. Avete presente “Questo messaggio si autodistruggerà tra 30 secondi”? Nel caso di un nuovo iPhone, al decimo tentativo di immettere la password – qualcosa come decine di migliaia di combinazioni possibili, il dispositivo cancellerà in automatico tutti i dati presenti. L’FBI chiede ad Apple di creare una backdoor (un programma in grado di bypassare la sicurezza ) non per scoprire il codice, ma per disattivare la cancellazione dei dati. Tuttavia, per Apple questo significherebbe creare un precedente, e non tutelare più la privacy dei suoi utenti. Per questo la questione è veramente complessa.