di Gaetano Mineo
E’ l’ennesima testimonianza di un’amministrazione che giorno dopo giorno è costretta a tirare fuori un coniglio dal cilindro. Ultima genialità partorita dal governo Crocetta è pagare i debiti con i soldi della sanità siciliana e delle pensioni. Una strategia degna di un’impresa in bancarotta e che addirittura ha permesso di varare la Legge di Stabilità. Traduciamo in soldoni. Verranno tolti 128 milioni dal fondo sanitario siciliano. Soldi che non arriveranno nelle casse delle Aziende sanitarie – già al collasso avendo subito tagli su tutti i fronti – impoverendo ancor più i già insufficienti servizi per i siciliani che, invece, continuano a pagare ticket a volte salatissimi. A cosa serviranno questi 128 milioni? Non certo per lo sviluppo, ma come detto, per pagare debiti e precisamente rate di mutui passati contratti dalla Regione. Baccei ha detto che l’operazione è stata concordata con Roma. Ma l’assessore all’Economia, a Sala d’Ercole, ha detto anche che “se non passa questa norma dovremmo trovare 128 milioni da altri capitoli di bilancio che visto che è all’osso, non sarà facile”. O bere o affogare. L’Ars ha scelto di bere, anche se si rischia di affogare lo stesso. Tutto qua? No. Mancano ancora soldi per i Comuni. E così per racimolare il più possibile, Palazzo d’Orléans, non potendo raschiare ancora il barile, preleva 50 milioni dal fondo pensioni dei dipendenti regionali per versarli nelle casse degli enti locali. Una follia amministrativa, se si pensa che Roma, tra l’altro, ci deve ancora i 500 milioni dei gettiti Irpef ed Irap. Sul fronte politico, i lavori parlamentari in sede di manovra hanno confermato fratture nella maggioranza e nelle opposizioni con la creazione di convergenze anomale, fondate su emendamenti spesso a visioni elettorali. E’ successo di tutto al parlamento siciliano. Al presidente dell’Ars più volte gli è scappato il timone dalle mani. Nel pieno di una delle tante bagarre, di fronte all’intemperanza dei parlamentari, addirittura ha abbandonato per pochi minuti il suo scranno. Chi ha seguito in streaming le sedute non avrà certamente perso momenti di spettacolo. Il senso istituzionale si va sempre più dissolvendo. Urge un acuto bisogno di più cultura delle istituzioni, pilastro fondamentale del sistema democratico. A nulla serve l’apertura alle scolaresche di Palazzo dei Normanni, se ad non dare buoni esempi è lo stesso parlamento siciliano.