di Maurizio Balistreri
Adesso la priorità è salvare gli ostaggi ancora vivi, ma il dossier Libia diventa sempre più delicato da gestire e il governo non intende cambiare linea rispetto ad un eventuale intervento nel Paese nordafricano, almeno secondo quanto si apprende da fonti parlamentari. Le vittime Fausto Piano, 60 anni di Capoterra (Cagliari) e il 47enne siracusano Salvatore Failla, erano due dei quattro dipendenti della Bonatti rapiti in Libia nel luglio del 2015. Gli altri due, Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, secondo fonti del Copasir che citano il sottosegretario Marco Minniti, sarebbero invece ancora vivi. E’ il presidente del Copasir Giacomo Stucchi a dare notizie ufficiali, dopo l’audizione del sottosegretario a Palazzo Chigi Marco Minniti: “La priorità sono loro (gli ostaggi ancora vivi, ndr) e per questo serve osservare un rigoroso silenzio su situazioni delicate”. Stucchi si augura che “i corpi di Fausto Piano e Salvatore Failla possano rientrare in Italia, e pensiamo di poterlo fare presto. Non sono in mano ai sequestratori”. Quanto al loro riconoscimento, “e’ altamente probabile sulla base delle tecniche fotografiche adottate”. “Minniti – ha spiegato Stucchi al termine dell’audizione del sottosegretario con delega all’Intelligence – ci ha illustrato compiutamente quanto accaduto sulla base delle informazioni in possesso del governo”. Molte le ricostruzioni fatte, ma “non tutte attendibili: le ipotesi in campo sono varie, ma vanno valutate con attenzione anche perche’ sono trascorse poche ore da quanto accaduto. La richiesta di un riscatto? Non e’ l’ipotesi piu’ probabile”. Quanto alla possibilita’ che ad un certo punto del sequestro Piano, Failla, Pollicardo e Calcagno siano stati separati “e’ tutto da dimostrare: sicuramente Piano e Failla venivano trasportati separatamente dagli altri due, ma questo non vuoldire che siano stati divisi e, eventualmente, da quanto tempo”. Palazzo Chigi sceglie il silenzio e fissa alla prossima settimana le comunicazioni del ministro Paolo Gentiloni al Parlamento.
Prima, appunto, c’è da provare a risolvere la vicenda degli altri ostaggi. Una vicenda che, però, non sembra al momento cambiare la linea sull’eventuale intervento: ok alle operazioni mirate di intelligence sotto la regia diretta di Palazzo Chigi, autorizzate già con l’ultimo decreto-missioni, prudenza sull’invio di un vero e proprio contingente, in linea con i paletti dell’Onu. Solo un governo di unità nazionale libico, per il governo italiano, potrebbe chiedere l’intervento di una forza multinazionale. “Senza una cornice politica e diplomatica definita l’intervento militare rischia di essere contorproducente”, avverte un parlamentare Pd. La stessa posizione, viene ricordato, condivisa dal capo dello Stato Sergio Mattarella con il presidente Usa, Barack Obama, tre settimane fa. Chiare, al riguardo, le parole del direttore del Dis Giampiero Massolo: “In questo momento è in atto uno sforzo negoziale della comunità internazionale: noi auspichiamo che porti alla formazione di un governo, quella è la fonte della legittimità delle nostre azioni”. D’altro canto, l’Italia non può stare a guardare: “E’ scopo dichiarato di alcune di queste organizzazioni jihadiste di crearsi delle piattaforme, delle basi territoriali. Il fatto che questo possa accadere in zone così vicine alle nostre coste non ci lascia tranquilli”.
Intanto le opposizioni attaccano il governo. La notizia scatena la polemica politica, rinfocolando le perplessita’ e i dubbi che da giorni si addensano sulla possibilita’ sempre piu’ concreta che l’Italia possa intervenire direttamente in Libia. Il leader della Lega, Matteo Salvini, attacca palazzo Chigi e il Quirinale e dice che “Renzi ha le mani sporche di sangue, tanto in Italia quanto in Libia”. Al premier, “che va in giro a fare il fenomeno”, Salvini chiede di spiegare “alle famiglie dei due italiani forse uccisi e alle famiglie di chi probabilmente cadra’ quello che non ha fatto il governo di fronte alla guerra. Siamo di fronte ad un allarme planetario – aggiunge – e Mattarella gode che qui sbarcano decine di migliaia di persone. Mentre arrivano le notizie dalla Libia, il Presidente della Repubblica si vanta del fatto che l’Italia e’ all’avanguardia per l’accoglienza degli immigrati. Questi o sono matti o sono complici, da Renzi a Mattarella”. “La notizia della morte dei nostri due connazionali in Libia – aggiunge Silvio Berlusconi – sottolinea drammaticamente anche la complessita’ della situazione libica e l’elevato rischio di causare vittime innocenti se si dovessero intraprendere interventi frettolosi o superficiali”. Il presidente del Senato, Pietro Grasso, esprime “forte preoccupazione”. “Ci stringiamo con affetto alle famiglie e a tutte le persone che vivono momenti di ansia e sofferenza”. Dal Quirinale si fa sapere che il Capo dello Stato segue la vicenda con “molta attenzione”, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni riferira’ in aula alla camera mercoledi’ 9 marzo alle 16 sulla situazione in Libia. La tensione resta altissima anche sulla eventualita’ di un intervento italiano: “Non ci sono le condizioni per un intervento in Libia – dice Romano Prodi – la guerra e’ l’ultima cosa da fare, ma in ambito Onu. L’Italia potrebbe avere un ruolo serio ma non puo’ essere sola”.
(Foto home, uno degli mpianti energetici di “Oil e Gas” dove lavoravano i quattro dipendenti della Bonatti Spa)