Gino Pollicardo e Filippo Calcagno sono vivi e sono stati liberati in Libia. L’ufficialità arriva dalla moglie e dal figlio di Pollicardo che tira un sospiro di sollievo e commenta: “Ho sentito mio padre, è libero. È finita”. Quasi un grido di liberazione, giustificato dal fatto che, giusto ieri, il nostro Paese era stato scosso da una terribile notizia: la morte di Fausto Piano e Salvatore Failla. Anche loro, come Pollicardo e Calcagno, erano dipendenti dell’azienda Bonatti. Tutti e quattro erano stati rapiti nel luglio scorso mentre rientravano in Libia dopo aver trascorso un periodo di vacanza in Italia. Poi il silenzio. Tanti i dubbi su cosa sia successo in questi otto mesi. Si è detto subito che i quattro operai erano stati rapiti da criminali comuni poi, lentamente, ha cominciato a materializzarsi il “fantasma” dell’Isis. L’ipotesi più probabile è che, dopo il rapimento, Pollicardo, Calcagno, Piano e Failla, siano stati separati. Gli ultimi due sarebbero stati uccisi in uno scontro a fuoco tra miliziani jihadisti e forze locali durante un trasferimento nella zona di Sabratha. Ma le indagini sono ancora in corso e l’Italia spera di poter riportare presto a casa i corpi dei due operai.
Intanto arriva la buona notizia della liberazione di Pollicardo e Calcagno. Il primo a darla è stato il presidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica ndr), il senatore leghista Stefano Stucchi, ai microfoni di Rai News 24: “È arrivata la notizia anche a me, ma devo ancora confermarla con l’intelligence. Avevamo sempre detto che l’importante era riportarli a casa vivi”. La Farnesina invita alla prudenza ma fonti del ministero degli Esteri confermano che i due sarebbero nella mani della polizia locale. Notizia che sarebbe confermata anche dal post pubblicato su Facebook dal Media Center di Sabratha. Ieri era stato il sottosegretario dalla presidenza del Consiglio con delega ai Servizi, Marco Minniti, convocato con urgenza dal Copasir, ad assicurare che Pollicardo e Calcagno erano vivi e che la priorità del governo era riportarli a casa. Ma come sempre accade in questi casi, c’è subito la prima domanda “scomoda”: l’Italia ha pagato un riscatto? Stucchi smentisce: “Un riscatto? Ritengo improbabile che sia stato pagato”.
“Siamo psicologicamente devastati. Abbiamo bisogno di tornare urgentemente in Italia”. E’ questo il messaggio che avevano scritto dai due tecnici italiani liberati oggi in Libia. Il messaggio, postato dal “Sabratha Meedia Center” assieme alle foto dei due italiani. I due dipendenti della società Bonatti rapiti lo scorso luglio a Mellitah, Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, scrivono anche di stare “discretamente fisicamente”.
(foto, da sinistria Gino Pollicardo e Filippo Calcagno)