di Gaetano Mineo
Negli ultimi quindici anni sono arrivati poco più di quattrocento milioni di euro al comparto della pesca in Sicilia. Risorse che hanno prodotto circa 16 mila licenziamenti. Risultati che nessun illustre economista sarebbe in grado di ottenere. Solo i governi siciliani che negli ultimi anni si sono susseguiti hanno avuto questa capacità. E si ha l’impressione di continuare a navigare su questa rotta. Basti pensare che in Sicilia, essendoci ben millequattrocento chilometri di coste, quarant’otto porti, tredici isole abitate, un’esposizione su tre mari, il pesce più consumato sono i bastoncini di merluzzo. Surgelati, naturalmente. E non è una battuta, ma un fatto. Purtroppo. Una politica fallimentare. La Sicilia non è stata in grado di varare una legge organica per dare una svolta al settore che vive una crisi profonda e che coinvolge 30 mila famiglie. I governi non hanno mai dato vita a un concreto piano che possa incentivare gli armatori a innovare seriamente la flotta. Il che vorrebbe dire ridurre i consumi energetici, assicurare migliori condizioni di lavoro a bordo per i pescatori e non ultimo attivare il ricambio generazionale. Non c’è traccia di un programma di interventi che punti su nuovi posti di lavoro e una maggiore redditività. C’è, invece, un esodo silenzioso ed inarrestabile di pescatori che certifica in modo sempre più marcato l’agonia del settore. E, nonostante ciò, la pesca isolana oggi ‘pesa’ il 30 per cento del sistema ittico nazionale. La Regione non è in grado di battere i pugni né a Roma, tanto meno a Bruxelles. I governanti amano subire, continuando ad inanellare una serie di fallimenti. I più paradossali si riscontrano nell’utilizzo dei fondi comunitari. E così dalle casse della Regione, per dirne una, sono tornati a Bruxelles cento milioni di euro del precedente Fep perché l’amministrazione non è stata capace di spenderli. E siccome l’intera dotazione era di circa centocinquantadue milioni, significa la Sicilia ha speso soltanto un terzo. L’assessore Cracolici ha le idee chiare: “La politica della pesca in Sicilia per la prima volta non guarda piu’ ai fondi comunitari come risorse assistenziali di sostegno ai pescatori, ma come strumento per pianificare una vera e propria strategia economica di sviluppo”. Vedremo. Intanto, dobbiamo continuare a convivere con la politica del merluzzo.