Pronto l’invio delle cosiddette buste arancioni. L’Inps ha preparato e consegnato alle Poste le lettere che saranno spedite entro la settimana. Ad anticipare ieri l’invio di 150mila buste era stato lo stesso presidente dell’ente previdenziale. Le buste contengono informazioni di base sulla vita previdenziale delle persone: i prospetti per la simulazione della pensione futura e l’invio sarà casuale, almeno per quanto riguarda l’età anagrafica. “E’ davvero uno di quegli interventi che servono moltissimo alle persone – aveva detto Boeri – Primo perché noi ricostruiamo la carriera contributiva passata, diamo l’estratto conto contributivo e chiediamo alle persone di verificare che i dati siano esatti. In secondo luogo, mettiamo in luce il rapporto tra i contributi versati e la pensione futura, quando sarà possibile andare in pensione e chiaramente mettiamo in luce il legame tra l’andamento dell’economia italiana, quindi crescita economica e pensioni future. Credo che questo sia molto molto importante”.
L’ALLARME INPS Proprio ieri il presidente dell’Inps ha chiamato in causa la politica sulla riforma delle pensioni dicendo che deve decidere cosa fare. “Noi le nostre proposte le abbiamo fatte. Quasi un anno fa le abbiamo presentate al Governo, le abbiamo rese pubbliche ad ottobre. Il nostro contributo lo abbiamo dato. Adesso chiaramente spetta alla politica decidere cosa fare. Mi auguro che qualcosa venga fatto” ha detto Boeri a margine del suo intervento al Graduation day all’Università cattolica del Sacro Cuore a Roma. “Sicuramente il tema dell’uscita flessibile è un tema che va affrontato – ha aggiunto – l’ho già detto più volte, non fra cinque anni, va fatto, credo, adesso”. Boeri ha anche lanciato un allarme sulla generazione del 1980 “Rischia di andare in pensione con un ritardo anche di 5 anni, arrivando così a 75 anni di età”. E ha spiegato: “Il motivo sono gli anni di discontinuità contributiva, ossia quegli anni persi a causa di un lavoro sempre più frammentato. In uno studio effettuato proprio sulla classe ’80 – ha sottolineato il presidente dell’Inps – abbiamo preso in considerazione i lavoratori dipendenti ma anche gli artigiani, e persone che oggi hanno 36 anni e che probabilmente, a causa di episodi di disoccupazione, hanno una discontinuità contribuitiva di circa due anni. Il che significa che invece di andare in pensione a 70 anni rischiano di andarci due, tre o anche cinque anni dopo perché privi dei requisiti minimi”.
CGIL “Le parole di Boeri sulle pensioni dei giovani sono irragionevoli – denuncia il segretario generale della Cgil Susanna Camusso – rischia di passare un messaggio pericoloso di sfiducia ai giovani con molti che reagiscono dicendo allora non pago più i contributi. È proprio per evitare questa situazione – sottolinea Camusso – che abbiamo aperto la vertenza sulle pensioni. Questo è un sistema ingiusto che scarica la disoccupazione sulle spalle dei singoli e si basa solo sull’aspettativa di vita. Bisogna – conclude – ricostruire il sistema per i giovani bisogna superare la differenza tra tutelati e non”.
PADOAN E mentre esplode la polemica sulla questione il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan (foto) apre a cambiamenti sulle pensioni. “Sono aperto a forme di finanziamento complementare che si possono studiare in tema pensionistico” ha detto ieri rispondendo alle domande dei parlamentari nel corso di un’audizione parlamentare sul Documento di economia e finanza. “Ci sono margini per ragionare sia sugli strumenti che sugli incentivi e sui legami tra sistema pensionistico e mercato del lavoro per migliorare le oppurtunità sia per chi sta per andare in pensione sia per chi deve entrare nel mondo del lavoro. La questione del possibile ruolo del sistema creditizio relativamente alla flessibilità pensionistica è un tema su cui il Def non si pronuncia” ha aggiunto Padoan sottolineando che “il sistema pensionistico è uno dei pilastri di sostenibilità del sistema italiano e questo ci viene riconosciuto in sede europea”.