di Daniele Di Mario
Gli Stati Uniti hanno avuto il loro primo presidente di colore e potrebbero presto rompere un altro tabù: la prima presidente donna, Hilary Clinton. Sul soglio di Pietro è giunto dall’altra parte del mondo un gesuita, Bergoglio, avverando così la profezia di Nostradamus sul Papa nero. E Roma è pronta nell’Anno Domini 2016 ad avere un sindaco donna? Da Porta Pia a oggi il primo cittadino della Capitale è stato sempre un uomo, nonostante il numero dei sindaci donna in Italia sia aumentato di sette volte negli ultimi trent’anni. Avere assessori o ministri del gentil sesso è ormai la norma, alle amministrative esiste la doppia preferenza di genere, la presidenza della Camera, sdoganata da Nilde Iotti, è stata spesso occupata da una donna: Laura Boldrini oggi, vent’anni fa Irene Pivetti, candidata adesso alle comunali a Roma come capolista di Salvini. Eppure Quirinale, Palazzo Chigi e Campidoglio non hanno mai ospitato un presidente della Repubblica, un premier o un sindaco donna. Il prossimo 19 giugno, giorno dei ballottaggi, almeno per la Capitale potrebbe essere una data storica: Roma è pronta ad eleggere il suo primo cittadino “rosa”? Quasi tutti i sondaggi, infatti, danno a Virginia Raggi, candidata del MoVimento 5 Stelle, la certezza dell’accesso al secondo turno e, dati alla mano, la consigliera comunale uscente viene considerata anche la vera favorita delle amministrative romane. Al ballottaggio, sempre secondo i sondaggi, la Raggi potrebbe ritrovarsi di fronte un’altra donna, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. Una che ha bruciato le tappe: ministro e prima ancora vicepresidente della Camera più giovane della storia repubblicana prima dell’avvento di Luigi Di Maio, grillino anche lui, come la Raggi.
Con la Meloni che cresce nei consensi e parrebbe aver superato il candidato del Pd e suo grande amico Roberto Giachetti, è così naturale che lo scontro dialettico tra la leader FdI e la candidata pentastellato salga d’intensità. Quasi che le due aspiranti sindaco vogliano anticipare il duello al primo turno, per affilare le armi in vista del secondo. “Un ballottaggio tra donne sarebbe una cosa nuova per Roma, con Giachetti diciamo che sarebbe più tradizionale – spiega la Meloni – Ma in entrambi i casi si tratterebbe di un ballottaggio tra destra e sinistra, perché il M5S è l’altra faccia della sinistra. La Raggi ha detto che votava il Pd”. Non mancano gli attacchi della Meloni nei confronti della rivale: “C’è una differenza tra me e Virginia: io non prendo ordini da nessuno. Non ho bisogno di andare con la mia valigetta a Milano a parlare con l’erede del capo per capire cosa devo fare o dire. Ho tanti alleati, ma decido con la mia testa”. Così, se la leader di FdI è sicura di andare al ballottaggio anche senza l’appoggio di Forza Italia, è altrettanto determinata e convinta da non temere nessuno. “Un ballottaggio tra donne, con la Raggi, lo vedrei interessante, sicuramente una novità per la città – spiega Giorgia – Vorrebbe dire automaticamente avere un sindaco donna, un’altra grande novità per Roma. Rispetto i miei avversari, non temo nessuno. Ho visto in queste ore da parte della candidata del M5S una maggiore recrudescenza verso la sottoscritta. È un buon segno, perché quando è andata a farsi dare le indicazioni dall’erede di Casaleggio e quando è stata a pranzo con Beppe Grillo le avranno che deve essere più cattiva, perché evidentemente siamo in partita”. Ma anche Virginia non ha paura della Meloni e va giù pesante: “Di lei non temo niente. Sono persone che si stanno riciclando. Meloni è stata con Alemanno, Berlusconi e Salvini. Vogliamo un leghista a governate Roma? Di cosa stiamo parlando?”.