Suicidi in aumento, in Italia, un dramma che resta a netta prevanlenza maschile e che si consuma soprattutto in età avanzata. Lo rileva il Rapporto Osservasalute chiarendo che nel biennio 2011-2012, il tasso annuo di mortalità per suicidio è stato pari a 7,99 (per 100.000) residenti di 15 anni e oltre. Si riscontra un leggero aumento rispetto agli anni precedenti, infatti nel biennio 2010-2011 il tasso medio annuo di mortalità per suicidio era stato pari a 7,32 e a 7,23 nel 2008-2009. Nel biennio, 2009-2010, era 7,21. Nel 78,4% dei casi il suicida è un uomo. Il tasso di mortalità è pari a 13,61 (per 100.000) per gli uomini e a 3,25 per le donne. In entrambi i generi la mortalità per suicidio cresce all’aumentare dell’età. Per gli uomini vi è un aumento esponenziale dopo i 65 anni di età e il tasso raggiunge il suo massimo nelle classi di età più anziane. Per le donne, invece, la mortalità per suicidio raggiunge il suo massimo nella classe di età 70-74 anni, dopo di che tende a ridursi lievemente nelle classi di età più anziane.
L’indicatore presenta una marcata variabilità geografica, con tassi in generale più elevati nelle regioni del Nord, con l’eccezione della Liguria che, insieme a Calabria e Campania, si colloca tra le 3 regioni con i livelli di suicidalità più bassi d’Italia. All’estremo opposto troviamo la Sardegna, con un tasso di mortalità più che doppio rispetto alle 3 regioni sopra menzionate, che si colloca al terzo posto nella graduatoria delle regioni con i livelli di suicidialità più alti, preceduta solo dalla Valle d’Aosta e dalla PA di Bolzano. Persiste il trend in aumento del consumo di antidepressivi, in Italia, pari a 39,30 dosi giornaliere DDD/1.000 ab die nel 2014. Dopo l’aumento costante registrato nel decennio 2001-2011, il volume prescrittivo sembrava aver raggiunto nel 2012 una fase di stabilità (38,50 nel 2011; 38,60 nel 2012), mentre, in realtà, nel biennio successivo si è registrato un nuovo incremento (39,10 2013; 39,30 nel 2014). I consumi più elevati nell’anno 2014 si sono avuti in Toscana (59,50), nella PA di Bolzano (53,30), in Liguria (51,30), in Emilia-Romagna (49,40) e in Umbria (49,40), mentre i consumi minori in Basilicata (30,30), Campania (30,50), Puglia (31,20) e Sicilia (31,20). Il Lazio (da 35,80 a 34,80) e l’Umbria (da 50,20 a 49,40) sono le due regioni che hanno registrato il maggiore calo dei consumi nell’ultimo anno.