Weidmann: serve vigilare i bilanci eurozona. E bacchetta l’Italia sui conti

Weidmann: serve vigilare i bilanci eurozona. E bacchetta l’Italia sui conti
26 aprile 2016

Nell’Unione europea serve una nuova autorità di vigilanza sui bilanci, più rigorosa. Perché attualmente il compito è ricoperto dalla Commissione Ue in maniera “conflittuale” e “scendendo continuamente a compromessi”, a danno del rispetto delle regole. E’ la proposta rilanciata dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, durante il suo discorso presso l’Ambasciata di Germania a Roma. L’alternativa sarebbe creare un Tesoro comune cedendo altra sovranità nazionale, ma “non ne vedo la volontà né in Italia, né in Germania, né in altri Paesi”. Il lungo intervento è iniziato una citazione di uno dei padri fondatori italiani dell’euro, Tommaso Padoa Schioppa, e si è concluso con un richiamo ad un recente documento congiunto assieme al governatore della banca di Francia, Francois Villeroy, in cui venivano enunciati concetti simili. Intitolato “Solidità e solidarietà nell’Unione monetaria”, nell’interpretazione del banchiere centrale tedesco, partiva dall’assunto che in una Unione monetaria senza unione dei bilanci, il termine “solidarietà” significa “soprattutto assumersi le proprie responsabilità e non rendere responsabili gli altri delle conseguenze delle proprie decisioni”. Secondo Weidmann “un approccio di coordinamento decentralizzato funzionante deve superare le discrepanze eclatanti dell’attuale quadro”, che “annientano il principio dell’assunzione della responsabilità e in questo modo indeboliscono gli incentivi ad una solida politica di bilancio”. In altri termini, condividere le responsabilità di bilancio, senza forti meccanismi di controllo tra Paesi dell’area euro, non solo non incoraggia il rispetto delle regole, ma anzi all’opposto sarebbe un incentivo ad accumulare più debiti.

I problemi della situazione attuale potrebbero essere affrontati con due alternative. La prima sarebbe quella di procedere a maggiore integrazione, “gli Stati trasferiscono sia il potere decisionale sia la responsabilità per le questioni di bilancio a livello europeo, ad esempio nella forma di una unione fiscale europea”. Un Tesoro europeo in pratica, “una vera unione fiscale (che) potrebbe effettivamente ristabilire la giusta armonia tra le azioni e la responsabilità”. Ma questo richiederebbe ampie modifiche ai Trattati europei e successivi referendum confermativi nei vari Paesi. E “a mio avviso si tratta di ostacoli enormi – ha detto il capo della Bundesbank -. Al momento non vedo la volontà di superare questi limiti, né in Italia, né in Germania, né in altri Paesi”. Il banchiere centrale ha citato il presidente del Consiglio Matteo Renzi: “l’anno scorso in occasione della presentazione del bilancio italiano ha dichiarato che la politica fiscale italiana viene fatta in Italia e che l’Italia non permette che essa venga dettata dai burocrati di Bruxelles. In una unione fiscale questo cambierebbe”. Uno Stato membro dovrebbe adempiere alle richieste di una autorità fiscale europea. Una unione fiscale “sarebbe il passo più grande nel processo di integrazione dall’introduzione dell’euro a oggi”. Ma se gli Stati non trasferiscono questi poteri, se “continuano ad avere la sovranità sul bilancio”, allora devono anche “sopportare le responsabilità per le conseguenze”. Secondo Weidmann quindi “ora dobbiamo decidere, se il passo finale possa essere quello di osare un salto di qualità verso una maggiore integrazione oppure se debba essere rafforzato il principio della responsabilità sancito dal quadro di Maastricht”. E “se si ha timore della rinuncia alla sovranità nazionale, il rafforzamento del quadro esistente rimane l’unica alternativa per rendere l’Unione monetaria più stabile”.

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ITALIA Elogi da Weidmann all’Italia sulle riforme operate nel mercato del lavoro e sui provvedimenti volti a favorire lo smaltimento dei crediti deteriorati nelle banche. Ma anche bacchettate sui conti pubblici. “Da quando esiste l’Unione monetaria – ha detto il capo della Bundesbank – le regole del Patto di stabilità e crescita, sono state violate da parte di alcuni Stati, tra i quali anche l’Italia, più spesso di quanto siano state oggetto di ossequio. E anche la Germania nel biennio 2003-2004 ha contribuito a indebolire la forza vincolante delle regole”. Ad ogni modo secondo il presidente della Bundesbank, è cruciale intervenire sui problemi di lungo periodo, che già da prima della crisi limitavano le capacità di crescita economica in vari Paesi dell’area euro. “Per questo motivo in Europa sono importanti le riforme come il Jobs act italiano – ha detto – che abbattono le barriere alle assunzioni, al fine di creare nuovi posti di lavoro”. E sono necessarie anche altre riforme strutturali, sia a livello dei singoli Stati membri, sia a livello europeo. L’obiettivo “deve essere quello di raggiungere a lungo termine conti pubblici solidi e strutture economiche competitive”. Quanto alle banche, gli alti livelli di crediti deteriorati frenano le attività economiche nel loro complesso e in particolare gli investimenti e la concessione dei crediti. “Con il nuovo strumento rappresentato dal Fondo nazionale di risoluzione creato per assorbire i crediti in sofferenza (Atlante), anche l’Italia – ha concluso – ha intrapreso la giusta strada”.

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