Evasione fiscale, chiesti 1 anno e 6 mesi per Biagio Antonacci

Evasione fiscale, chiesti 1 anno e 6 mesi per Biagio Antonacci
10 maggio 2016

Un anno e sei mesi di carcere per Biagio Antonacci. E’ la richiesta di condanna presentata dal vice procuratore onorario di Milano nei confronti del cantautore, finito sotto processo per una presunta evasione fiscale da 3,5 milioni di euro realizzata nel quinquennio compreso tra il 2004 e il 2008. Nello specifico, Antonacci è imputato per infedele dichiarazione dei redditi perchè, come si legge nel capo d’accusa, “attraverso l’interposizione di tre società”, le srl italiane “Iris” e “Basta E. M.” e la britannica “Forum Vision Lyd”, sarebbe riuscito nella “trasformazione di redditi di lavoro autonomo, soggetti all’aliquota progressiva più elevata, in redditi d’impresa, soggetti ad aliquota proporzionale più favorevole”.

Tutte “società assolutamente vuote, con un capitale sociale estremamente esiguo, senza nessun dipendente e prive di una propria attività imprenditoriale”, ha spiegato nel corso della requisitoria la rappresentante della pubblica accusa. Erano “società schermo – ha aggiunto – basate esclusivamente sull’opera intellettuale di Antonacci”, il quale vendeva i diritti di spettacoli e concerti alla Iris (società partecipata per l’80% dallo stesso cantautore, per il 10% dal fratello Graziano e per il restante 10% dal padre) che, a sua volta, li rivendeva a clienti terzi. “Le fatture successivamente emesse – ha insistito la Vpo – erano estremamente esigue: basti pensare che Antonacci ha ricevuto appena 3 mila euro per un concerto a San Siro”. Dall’indagine è anche emerso che il cantautore si serviva di queste società per scaricare tutte le proprie spese personali: “E’ titolare di una carta di credito intestata alla Iris utilizzata, ad esempio, per l’acquisto di un gommone e per un quadriciclo elettrico”. E’ insomma soprattutto grazie all'”interposizione fittizia di queste tre società” che Antonacci conduceva “uno stile di vita molto alto e decisamente sproporzionato rispetto ai redditi effettivamente dichiarati”.

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