De Vincenti da pm Potenza. Renzi: massima collaborazione

De Vincenti da pm Potenza. Renzi: massima collaborazione
10 maggio 2016

di Enzo Marino

cdm consiglioLa convocazione è arrivata alle 12,30, con un anticipo di appena cinque ore: i magistrati di Potenza chiedono di ascoltare il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti (foto) alle 17,30. Lo stesso orario in cui – fin da ieri – è convocato il Consiglio dei ministri, di cui il sottosegretario alla presidenza è segretario. La scelta viene fatta immediatamente, in accordo con il premier: De Vincenti sarà assente per la prima volta ad un Cdm, e si recherà negli uffici della procura per rispondere alle domande degli inquirenti in qualità di persona informata dei fatti sulla vicenda dell’emendamento Tempa Rossa. A dare la notizia è Matteo Renzi, proprio al termine del Cdm. E subito è chiara la strategia con cui il premier vuole gestire la vicenda: “Crediamo alla leale collaborazione con la magistratura e, pur essendoci la possibilità di chiedere un legittimo impedimento, abbiamo scelto di dare un segnale di tranquillità e leale collaborazione invitando il sottosegretario a non partecipare al Cdm e rispondere alle domande dei procuratori di Potenza”. Subito dopo la mano tesa, la frecciata del premier: “Speriamo che questo aiuti i magistrati a sentire il massimo della collaborazione da parte del governo e segnatamente i magistrati di Potenza ad andare a sentenza senza sentire gli effetti della prescrizione”. L’ex ministro Federica Guidi, indicava De Vincenti come una “pedina” messa ai vertici del governo insieme a Pier Carlo Padoan dal “quartierino” della lobby petrolifera. Il pool di magistrati, a breve, sentirà anche il ministro Graziano Delrio.

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Insomma, la convocazione di De Vincenti non sposta di un millimetro la barra del timone dalla rotta scelta da Renzi. Così come, a interpretare le poche righe diffuse dal sottosegretario al termine del colloquio con i magistrati, non cambia la linea di De Vincenti: “Ho fornito tutte le informazioni richieste chiarendo le scelte di politica industriale che sono alla base dei provvedimenti del Governo”. Ovvero, la scelta di presentare l’emendamento per ‘sbloccare’ gli investimenti sul sito di Tempa Rossa accelerando le procedure per la infrastrutturazione, è una decisione che risponde alla strategia di politica industriale del governo e nulla ha a che vedere con le pressioni ricevute. Quanto già detto da De Vincenti nel suo intervento alla direzione Pd, quando disse che quello per Tempa Rossa “è un emendamento sacrosanto che fa crescere il nostro Paese”. E quanto già detto da Renzi all’indomani della pubblicazione delle intercettazioni del ministro Guidi: “E’ un provvedimento giusto: porta posti di lavoro, io stesso l’avevo annunciato mesi prima, era una cosa sacrosanta, da fare, e non ce ne vergognamo”.

Piuttosto, a palazzo Chigi si respira un po’ di sorpresa per l’esiguità dei tempi della convocazione, e anche per la distanza temporale rispetto agli altri colloqui chiesti dai pm: Maria Elena Boschi fu sentita come persona informata dei fatti (aveva firmato lei l’emendamento in quanto ministro per i Rapporti con il Parlamento) il 4 di aprile, mentre Federica Guidi (già dimessasi da ministro dello Sviluppo) si recò a Potenza il 7. Ma nessuna polemica, anzi: “Quando parliamo di leale collaborazione noi siamo seri. Se in passato – rivendica Renzi evocando Silvio Berlusconi – qualcuno pensava di invocare il legittimo impedimento per fermare i processi, noi siamo per accelerare i processi, perchè si vada a processo e a sentenza”.

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