C’è chi pensa, come l’Agenzia spaziale europea, a un “Moon Village” – una base permanente sulla Luna che potrebbe essere utilizzata in molti modi oltre che come tappa intermedia del viaggio verso il Pianeta Rosso – e chi invece, come la società privata Mars One, pensa di insediare una colonia permanente su Marte, con missione di sola andata con il primo equipaggio nel 2027. Comunque la si veda, il viaggio umano verso Marte è ormai nei programmi delle agenzie spaziali del mondo. Un viaggio molto lungo (e, al momento, senza ritorno), mesi durante i quali bisogna assicurare la sopravvivenza degli astronauti, quindi aria, acqua, cibo. Gene Giacomelli (Direttore del Ceac, Controlled Environment Agriculture Center dell’Università dell’Arizona) porta a conoscenza del prototipo della Lunar Greenhouse, una serra di forma cilindrica, 5 metri di lunghezza e 2 di diametro, un sistema chiuso dove tutto si rigenera e dove si provano varie coltivazioni (patate dolci, fragole, lattuga). Secondo Daniel J. Barta (Project Manager Sistemi di supporto vitali della Nasa), tra i principali problemi che ci si trova ad affrontare pensando al viaggio umano verso Marte, a partire dagli effetti sull’organismo umano (essenziali i test effettuati sugli astronauti impegnati in missioni di lunga durata sulla Stazione spaziale internazionale) passando per la necessità di avere competenze mediche e, naturalmente, fornire cibo fresco per ridurre il carico dei rifornimenti ma anche per aiutare gli astronauti a non sentirsi troppo lontani dalla Terra (l’effetto psicologico del consumo di cibo fresco non va sottovalutato). Piero Messina dell’Esa, infine, spiega che il “Moon Village” “non è un programma, ma un concetto”. Costruire una base permanente sul nostro satellite che, oltre a rappresentare una tappa intermedia nel viaggio verso Marte, potrebbe prestarsi a molteplici usi da parte di enti pubblici ma anche di privati. Tutto questo, però, non serve solo per lo spazio ma anche per la Terra, per trovare il modo di coltivare di più con meno risorse.