A una settimana dal voto sale di tono lo scontro tra Pd e M5s per le elezioni a Roma. Dopo le accuse di Virginia Raggi a Matteo Renzi per la scelta di partecipare ad un comizio con Roberto Giachetti, è il vice-presidente della Camera Luigi Di Maio, a dare manforte alla candidata grillina, scatenando la reazione Pd: Di Maio, in particolare, spiega che in caso di vittoria della Raggi gli assessori saranno “a tempo determinato”, ovvero: “Si dà un progetto a un politico e lui lo porta a termine, dopo aver realizzato il progetto basta, si va via”. Un’ipotesi che il Pd contesta nel merito (“Assurdo”) ma anche perché annunciata da Di Maio e non dalla Raggi. “Passeremo da 12 a 9 assessorati – spiega Di Maio – e saranno a tempo determinato. Saranno assessorati a progetto, dopo aver realizzato il progetto basta, si va via. Facciamo un Jobs act per i politici non per i cittadini”.
In particolare, ha aggiunto, “ci sarà assessore alla ‘città semplice’ per semplificare le procedure e assessore alla persona”. I membri della giunta M5s “li annuncerà in settimana Virginia Raggi, sarà un dream team”. Per Raffaele Ranucci si tratta di un’idea “assurda e pericolosa”, anche perché, sostiene, “gli assessori a cinque stelle saranno scelti non al Campidoglio ma più precisamente a Milano, alla faccia dell’autonomia del sindaco”. Per Ernesto Carbone, della segreteria Pd, “Di Maio presenta programma per Roma senza Raggi. Di sicuro c’è solo che la Raggi non è il vero candidato”. La tesi, ripetuta un po’ da tutto il Pd, è che gli assessori a tempo servono per garantire, di fatto, la gestione ai vertici M5s, come dice Andrea Romano: “Una follia amministrativa, buona solo per creare caos e opacità. L’ordinaria amministrazione nelle mani di chi finisce?”.