Da via dei Fori Imperiali al Quirinale. Saranno questi due luoghi di Roma a fare da catalizzatori della prossima Festa della Repubblica giovedì prossimo. Celebrazioni che prenderanno il via alle 9.15 all’altare della Patria dove il Capo dello Stato Sergio Mattarella deporrà la tradizionale corona di alloro presso il sacello del Milite Ignoto. Saranno poi i Fori Imperiali a fare da splendido palcoscenico alla rivista militare che si svolgerà alla presenza dei massimi vertici dello Stato. Quindi saranno i giardini del Quirinale, dalle ore 15.00 alle ore 19.00, ad aprirsi ai cittadini che potranno anche godere delle note musicali eseguite dai complessi bandistici dell’Aeronautica Militare, della Marina Militare, della Guardia di Finanza, dell’Esercito Italiano, della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri. Una giornata di solennità e di festa quella del 2 giugno, che però, nel corso della sua storia, è stata spesso accompagnata anche dalle polemiche. La prima sfilata dell’Italia repubblicana in occasione delle celebrazioni del 2 giugno risale al 1948, con lo schieramento dei Reparti in piazza Venezia a Roma. In quell’occasione, dopo la deposizione della corona d’alloro al Milite Ignoto, il presidente Luigi Einaudi assunse il comando delle Forze Armate: le bandiere dei reparti uscirono dallo schieramento, salirono le scale del Vittoriano e si inchinarono al presidente della Repubblica. L’anno successivo, la cerimonia si svolse in quello che oggi è il piazzale Ugo La Malfa, con l’inaugurazione del Monumento a Giuseppe Mazzini: si rendeva omaggio, in questo modo, all’ideale repubblicano risorgimentale concretizzatosi con il referendum del 1946.
Il 1950 fu, invece, l’anno in cui la parata fu inserita per la prima volta nel protocollo delle celebrazioni ufficiali con l’ingresso nella sfilata anche del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, della Protezione Civile e della Croce Rossa Italiana. Nel 1961, in occasione del centenario dell’Unita d’Italia, la cerimonia si svolse a Torino, prima capitale dell’Italia unita, con la partecipazione del Presidente Gronchi mentre l’edizione del 1963 fu spostata al 4 novembre a causa della scomparsa di Papa Giovanni XXIII. Nel 1976 la parata militare non venne, invece, organizzata in seguito al disastroso terremoto del Friuli. Anche l’anno successivo, in piena austerity e non senza polemiche, venne deciso di non riprendere la tradizionale sfilata militare per non gravare ulteriormente sulle spese del bilancio statale. Sul finire degli anni Settanta sembrò quasi che la tradizione delle parate militari fosse giunta alla fine visto che queste si interruppero di fatto e furono sostituite da una manifestazione che si svolgeva nella vicina piazza Venezia con la partecipazione solo di alcuni reparti delle Forze armate. Sono gli anni delle più forti esperienze e battaglie pacifiste e per l’Obiezione di coscienza e, quindi, del Servizio civile alternativo alla leva.
Molti movimenti contestavano radicalmente l’idea che la Repubblica fosse festeggiata con la sfilata di uomini in armi e che la Patria non potesse essere servita anche attraverso un servizio non armato. Ma la tragedia del terrorismo, e quello che fu letto anche come un certo sfaldamento della tenuta civile nazionale, forse contribuì alla scelta di reinserire la celebrazione ufficiale a Roma nel 1983 che fu organizzata la prima domenica di giugno tra l’Aventino e Porta San Paolo per commemorare la Resistenza all’occupazione tedesca della città di Roma durante il secondo conflitto mondiale. Fu l’anno successivo quello del ritorno della parata in via dei Fori Imperiali, mentre nel 1985 si svolse tra via dei Cerchi e le Terme di Caracalla. Nel 1989 la parata militare fu nuovamente sospesa e sostituita da una Mostra storica a Piazza di Siena e per dieci anni fu limitata ad una cerimonia all’Altare della Patria. Fu l’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi a ripristinare definitivamente la parata del 2000 e quattro anni dopo alla sfilata si aggiunsero nuovi corpi come quello della Polizia municipale di Roma, in rappresentanza di tutte le Polizie locali ed il personale della Protezione Civile. Ma le polemiche non si interuppero. Questa volta sull’impatto che lo sfilare dei mezzi pesanti e cingolati poteva provocare alla staticità delle vicine rovine della Roma antica. Preoccupazioni che, negli anni, hanno portato a limitare sia il numero dei veicoli e dei mezzi, che la distanza da essi percorso per la sfilata.