Tre svizzeri su quattro bocciano il referendum: no a reddito di cittadinanza. Sì alla riforma asilo immigrati

Tre svizzeri su quattro bocciano il referendum: no a reddito di cittadinanza. Sì alla riforma asilo immigrati
5 giugno 2016

Reddito di cittadinanza? No grazie, hanno risposto gli svizzeri, bocciando senza possibilità di appello la proposta referendaria per l’introduzione del “reddito di base incondizionato” (RBI) che nell’idea dei promotori avrebbe dovuto assicurare 2.500 franchi svizzeri (2.250 euro) al mese a tutti i cittadini elvetici, anche senza lavorare. “Solo” 650 per i minori. Approvata invece la riforma dell’asilo e la diagnosi preimpianto. Nel primo pomeriggio lo spoglio delle schede non era ancora stato terminato, ma – riferisce SwissInfo – il ‘no’ al reddito di cittadinanza ha già ampiamente vinto. Innanzitutto è impossibile l’approvazione nella maggioranza dei cantoni, visto che nei 14 (su 26) dove il computo è concluso, la proposta è stata rifiutata.E comunque le proiezioni gfs.bern per la radio radiotelevisione SRG SSR prospettano un 78% di voti contrari, con un margine d’errore valutato al massimo al 3%. La proposta è stata liquidata da più parti come un’utopia, al massimo un buon proposito in odore di nostalgie marxiste, che andrebbe a disincentivare la meritocrazia o il lavoro femminile, se non il lavoro tout court, perchè il reddito automatico andrebbe a recidere il legame principale tra cittadino e la sua occupazione: il salario. Il reddito base garantito è considerato però da altri – dai promotori del referendum in primis – una meta a cui prima o poi si arriverà.

Così il professore di economia e membro del comitato di sostegno all’iniziativa referendaria Sergio Rossi oggi vede il bicchiere mezzo pieno: “una persona su cinque ha votato per il reddito incondizionato di base, è già un successo”. E, soprattutto, l’importante è che sia iniziata una seria riflessione su questa idea che “prima o poi bisognerà mettere in pratica” nell’era di internet e dell’automatizzazione, dove il lavoro come fattore produttivo va progressivamente riducendosi. Interessante, per il professore, sarà vedere quanti giovani hanno votato a favore del RBI. Se la questione del reddito di cittadinanza ha catalizzato l’attenzione, soprattutto fuori dai confini svizzeri – in caso di approvazione, sarebbe stata una prima mondiale – oggi gli elettori svizzeri erano chiamati a esprimersi anche su altre quattro questioni: sul “servizio pubblico” e “l’equo finanziamento dei trasporti” e su due modifiche legislative, entrambe approvate. Una è la nuova versione della legge sull’asilo, che punta essenzialmente a rendere più veloci le procedure di concessione o meno dello status di rifugiato. Era contestata da un comitato referendario lanciato dall’Unione democratica di centro, che ha fallito nell’intento.

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Secondo dati non definitivi, ma che non possono essere ribaltati, il 66% di chi è andato alle urne ha approvato la riforma delle procedure per l’asilo e di una gestione più centralizzata, già approvato grande maggioranza in parlamento. I nuovi meccanismi mirano anche a risparmiare, dato che la lunghezza delle procedure (in media 10 mesi, ma spesso molto di più) implica spese importanti per ogni singolo richiedente asilo. Sembra aver vinto il sì, inoltre, anche alle pratiche di diagnosi preimpianto, approvato già per via costituzionale (anche questo sottoposto un anno fa a referendum). Il comitato che ha chiesto di tornare oggi sull’argomento contestava la riforma legislativa, lamentando insufficienti controlli sull’applicazione delle regole per la diagnosi pre-impianto. Ma gli elettori non hanno cambiato idea, dicono le proiezioni: il 62% la legge federale sulla medicina della procreazione è stata approvata dal 62% dei votanti. Il referendum di un anno fa aveva raccolto il 61% di voti a favore della revisione legislativa.

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