Fronte anti-Renzi compatto su ballottaggi-referendum, timori Pd

Fronte anti-Renzi compatto su ballottaggi-referendum, timori Pd
9 giugno 2016

Anche per i vertici del Pd e’ ormai evidente che tra Lega e Movimento 5 stelle ci sia una saldatura per far perdere il Pd a Milano, Roma, Torino e Bologna. Prima l’endorsment di Salvini su Appendino e Raggi, poi le parole di Di Maio per il quale “bisogna punirli per quello che stanno facendo al Paese”. Da qui lo scontro tra Grillo e Orfini che non nasconde affatto il connubio di interessi tra pentastellati e centrodestra soprattutto nel capoluogo meneghino. Il presidente dem oltre a chiudere la polemica su Verdini (“Verdini no, non ha portato voti e ci ha fatto perdere in altre regioni”), attacca l’ex comico: “Fa schifo, pensa solo a far soldi”. E sia in M5s che nella Lega non si esclude affatto che arrivi un aiuto reciproco per inviare un messaggio al presidente del Consiglio il 19 giugno.

Alimentando cosi’ i timori nel Pd, anche su Torino e Bologna. Renzi pero’ e’ netto: A Milano – dice – “vincera’ Sala”, a Torino “sara’ premiata l’esperienze di Fassino” e comunque – osserva – “non vedo cosa c’entra l’esperienza amministrativa con il governo”. “Se il Pd perde a Roma e a Milano non mi dimetterei, assolutamente no”, ribadisce per poi affondare il colpo sulla minoranza dem: “Continua la guerriglia interna. Dopo i ballottaggi nel partito entriamo con il lanciafiamme. Problema sui territori? Puo’ darsi”, aggiunge a Otto e mezzo. Renzi spiega che al momento non sono “previsti appuntamenti con il segretario al secondo turno” e rilancia sul referendum: “Se perdo cambio mestiere”.

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Ed e’ proprio alla partita di ottobre che guarda il fronte ‘anti-Renzi’. Il 21 giugno i senatori per il no si incontreranno a palazzo Madama e verranno invitati anche i bersaniani e i grillini per aprire la battaglia contro il presidente del Consiglio. FI, Lega e Fratelli d’Italia su questa partita sono compatti, gia’ sono stati coinvolti i coordinatori provinciali dei partiti e si sta allargando il fronte anche al mondo delle associazioni contrarie al ddl Boschi. Si cerchera’ di costruire un asse anche con Sel per tenere a livello locale incontri pubblici insieme. Al Senato si vocifera che anche alcuni senatori di Ncd, di area meridionale, sarebbero pronti a costituire dei comitati per il No. Nessuna preoccupazione, pero’, sul fronte dei numeri, da parte del Pd: fonti parlamentari sottolineano che qualora gli esponenti di Ala si dovessero sfilare sarebbero disponibili altri di FI per tenere in vita il governo.

Renzi comunque e’ convinto di vincere la scommessa e poco importa se una parte del Pd non apprezza, “saranno i cittadini a farlo”. C’e’ chi nel centrodestra rivela che si stia cercando gia’ la disponibilita’ di un premier di transizione nella figura del presidente Grasso. “Non credo che si brucera’ – ragiona il pentastellato Toninelli -. Sono certo pero’ che metteranno su un esecutivo di un anno e mezzo per fare la legge elettorale. Ma noi non ci staremo, rispondere come a Bersani nel 2013”. Scenari che chiaramente vengono rispediti al mittente dai democratici. I timori che le forze anti-Renzi si possano compattare c’e’, ma la convinzione e’ che gli elettori capiranno le differenze sul campo. “Con la Raggi – argomenta Renzi – salterebbero la riqualificazione delle periferie e le Olimpiadi”.

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