Recuperato peschereccio naufragato18 aprile 2015 con a bordo 700 immigrati

Recuperato peschereccio naufragato18 aprile 2015 con a bordo 700 immigrati
29 giugno 2016

È stato agganciato, a 370 metri, di profondità il relitto del peschereccio inabissatosi il 18 aprile 2015 nel canale di Sicilia. L’affondamento dell’imbarcazione causò 58 vittime accertate, 28 superstiti e fra i 700 e i 900 dispersi, i cui corpi probabilmente giacciono ancora nella stiva dell’imbarcazione in fondo al mare. Numeri che rendono l’episodio una delle più gravi tragedie marittime mai accadute nel Mediterraneo. Il peschereccio è stato sollevato dal fondale marino verso la superficie attraverso il modulo di recupero installato a bordo della nave Ievoli Ivory. Sulla nave “San Giorgio” della Marina militare, che sta fornendo la protezione a tutto il dispositivo navale, è imbarcata una squadra di Vigili del Fuoco che ha il compito di effettuare i primi rilievi sul relitto e sulla presunta quantità e lo stato dei corpi al suo interno, come spiega l’ispettore, Paolo Quattropani. “Le informazioni raccolte – ha detto – permetterebbero al gruppo di lavoro di poter rimodulare il piano operativo di intervento con congruo anticipo rispetto al nostro arrivo a terra. Il nostro obiettivo primario rimane quello di innalzare il livello di sicurezza per le squadre dei vigili del fuoco che andranno ad operare all’interno dell’imbarcazione per il recupero delle vittime del naufragio del 18 aprile 2015”. Il relitto, trasportato nella rada di Augusta dalla nave Ievoli Ivory, sarà collocato all’interno di una tensostruttura refrigerata dove inizieranno le operazioni di recupero delle salme.

I corpi saranno esaminati da esperti sanitari di varie università coordinati dalla dottoressa Cattaneo del laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense (Labanof) del dipartimento di Morfologia Umana e Scienze Biomediche di Medicina legale dell’università di Milano, allo scopo di acquisire informazioni utili a creare un network a livello europeo che permetta di risalire all’identità dei corpi attraverso l’ incrocio dei dati. L’attività disposta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri è resa possibile grazie alla sinergia tra i ministeri della Difesa, dell’Interno, della Salute, dell’Istruzione dell’università e della ricerca, dal Commissario Straordinario per le persone scomparse, dalla prefettura di Siracusa e dalla Procura distrettuale Catania e vede il coinvolgimento a terra di circa 150 persone al giorno tra cui personale della Marina Militare, dei Vigili del Fuoco, del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, dell’Ufficio di sanità marittima, area e di frontiera (Usmaf), dell’Azienda sanitaria provinciale (Asp), Agenzia della dogana, oltre alle Autorità ed Enti Locali. Il modulo di recupero è stato progettato e realizzato dalla società “I.D.MC. Impresub – Diving and Marine Contractor S.r.l.” di Trento.

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