Renzi chiude alla minoranza: non lascio la segretaria del Pd, niente rimpasti

Renzi chiude alla minoranza: non lascio la segretaria del Pd, niente rimpasti
3 luglio 2016

di Enzo Marino

Niente concessioni alla minoranza, da Matteo Renzi. Parlando a ‘L’intervista di Maria Latella’ alla vigilia della direzione Pd, il premier manda messaggi tutt’altro che concilianti alla sinistra del suo partito e non solo: definisce “lunare” la richiesta di lasciare la segreteria Pd e “allucinante” l’ipotesi di continuare a discutere del risultato delle comunali “a due settimane di distanza” e dopo la Brexit e l’attentato di Dacca. Peraltro, aggiunge, il voto nelle città “coinvolge tutti noi”, maggioranza e minoranza del Pd. Il premier poi, smorza anche il dibattito sulle possibili correzioni alla riforma elettorale e dice che il referendum si terrà tra “il 2 e il 30 ottobre”, salvo “eventuali ricorsi” in Cassazione che allunghino i tempi. Sarà interessante testare la reazione della minoranza, ma anche di diverse aree renziane, se questo sarà l’impianto della relazione di domani in direzione. “Continuare con le polemiche sulle amministrative a distanza di due settimane – dopo che nel frattempo c’è stato Brexit, il terrorismo internazionale, la questione del rilancio della nostra economia – mi sembrerebbe un po allucinante. Un po tanto allucinante”, ha affermato Renzi, aggiungendo: “in alcuni casi abbiamo perso e ci fa male, a tutti noi del Pd. Tutti noi siamo coinvolti nella sconfitta di Torino o di Roma, e tutti noi siamo coinvolti nella vittoria di Milano”.

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Di sicuro, ha chiarito, non ci saranno rimpasti né al governo né negli organi dirigenti del partito ed è un “dibattito lunare” quello sul doppio incarico premier-segretario. “Nel resto d’Europa il capo del primo partito è il presidente del Consiglio, primo ministro”. Chiusura anche sulla riforma della legge elettorale perché “non vedo in parlamento maggioranza per una legge alternativa, non ho potere di vita e di morte sulle leggin Parlamento”. Peraltro, Renzi ha difeso il principio dell’Italicum: “Chi vince le elezioni può governare. In Italia per troppi anni c’è stata la democrazia dei veti, non dei voti”. Renzi è stato decisamente duro, poi, quando si è parlato di Massimo D’Alema, che ha annunciato il no al referendum: “Spesso parla, ma i risultati della sua azione gli italiani li hanno visti in questi venti anni. Sceglieranno loro se vogliono tornare al passato o se hanno voglia di buttarsi sul futuro”. Il problema, ha aggiunto è che “il superamento del bicameralismo, la riduzione dei parlamentari, stavano già nelle proposte che D’Alema fece. La differenza è che lui non è riuscito a farle diventare legge. Non è l’unica cosa su cui D’Alema purtroppo ha perso l’occasione, pensi al mercato del lavoro: fece un grandissimo discorso nel 1997 sulla necessità di cambiare il mercato del lavoro, e poi non lo fece”.

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