Opposizioni contro Alfano: “Si dimetta”. Il ministro: “Non ci sarà un caso Lupi2”

Opposizioni contro Alfano: “Si dimetta”. Il ministro: “Non ci sarà un caso Lupi2”
6 luglio 2016

Angelino Alfano torna a parlare dell’inchiesta “Labirinto”. Le intercettazioni che rivelano un presunto scambio di favori tra il faccendiere Raffaele Pizza e il ministro dell’Interno per l’assunzione del fratello in Poste Italliane suscitano qualche perplessità. E, mentre le opposizioni chiedono a gran voce le dimissioni del leader siciliano, c’è chi in Ncd è già a lavoro per uscire dal governo e ricompattare lo schieramento di centrodestra. Quanto alle registrazioni in cui si parla del padre di Alfano, il ministro replica secco: “Oggi la barbarie illegale arriva a farmi scoprire, dalle intercettazioni tra due segretarie, che un uomo di ottant’anni, il cui fisico è da tempo fiaccato da una malattia neurodegenerativa che non lo rende pienamente autosufficiente, avrebbe fatto pressioni presso le Poste per non so quale fantastiliardo di segnalazioni. Le due signore che parlano, anche insultandomi, non so chi siano ma quell’uomo lo conosco bene perché è mio padre ed è indegno dare credito e conto a ciò che i magistrati avevano scartato dopo avere studiato. Nel frattempo il contenuto reale dell’inchiesta giudiziaria passa in secondo ordine in spregio ai tanti uomini dello Stato che a quella inchiesta si sono applicati”.

Il caso non sfugge alle opposizioni che da sinistra a desta colpiscono Alfano. I capigruppo di Possibile e Alternativa Libera, Pippo Civati e Massimo Artini intervengono all’unisono nel chiedere le dimissioni: “Siamo al terzo grave scandalo che vede coinvolto il ministro dell’Interno nel giro di poco più di tre anni. Il primo risale all’inumana estradizione di Alma Shalabayeva e dei suoi figli, il secondo riguarda lo spostamento del prefetto di Enna ad Isernia su cui sta indagando la Procura di Roma e adesso il suo nome è nuovamente nelle carte di un’altra inchiesta insieme al padre e al fratello. È chiaro che la misura è colma, per questi motivi il gruppo parlamentare di Alternativa Libera – Possibile, chiede ad Alfano di rassegnarsi e di rassegnare immediatamente le dimissione per togliere il Paese e se stesso da questo imbarazzo senza dover costringere il Parlamento a votare una mozione di sfiducia”. Dello stesso parere i pentastellati Laura Castelli e Stefano Lucidi. “Poste Italiane SpA, sta per “Poste Italiane Società per Alfano”? Le intercettazioni telefoniche inchiodano letteralmente il ministro degli Interni del governo Renzi. Tra il padre che invia 80 curriculum alle Poste e l’assunzione del fratello del ministro nella stessa società, dovrebbe rassegnare oggi stesso le dimissioni”. “Tra l’altro il caso dell’assunzione del fratello di Alfano fu denunciato nel 2013 dal Movimento 5 Stelle il 18 settembre 2013 in una interrogazione a prima firma Andrea Coletti che non ha mai avuto risposta” hanno continuato Castelli e Lucidi. “Chiediamo le immediate dimissioni del ministro degli Interni, se vuole per chiederle siamo pronti a inviare un raccomandata senza ricevuta di ritorno tramite “Poste Società per Alfano”, hanno concluso i capigruppo M5S. Duro anche il commento di Matteo Salvini che da Facebook ha fatto sapere

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Ma Alfano non ha alcuna intenzione di fare passi indietro. “Non ci sarà un caso ‘Lupi due’ – dice parlando con i suoi -, non è possibile che si determinino le dimissioni di un ministro importante come il titolare dell’Interno, in forza di una speculazione mediatica e successivamente politica”. “Come nel caso dell’ex ministro Lupi – spiega un deputato di Ncd -, non c’è alcun rilievo giudiziario che coinvolga la persona di Alfano. E lui, giustamente, non ha nessuna intenzione di dimettersi. Anche perchè è chiaro che qui non stiamo parlando del destino personale di Angelino Alfano, ma della tenuta complessiva del governo. E a un uomo delle istituzioni è richiesto di farsi carico di una responsabilità istituzionale più vasta. Chiediamoci cosa significherebbe per l’Italia rinunciare in questo momento al ministro dell’interno. A un ministro che ha ottenuto notevoli risultati nella lotta al crimine organizzato e su tutti i fronti della sicurezza interna”.

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