L’imperatore del Giappone vorrebbe abdicare ma non è previsto dalla legge. Serve una riforma

L’imperatore del Giappone vorrebbe abdicare ma non è previsto dalla legge. Serve una riforma
8 agosto 2016

akihitoLa parola “abdicazione” non l’ha pronunciata, com’è ovvio che sia, ma Akihito ha mandato un messaggio forte e chiaro: la sua età ormai avanzata e le condizioni di salute che potrebbero deteriorarsi rischiano d’impedirgli lo svolgimento delle pesanti funzioni di Imperatore del Giappone. E, di fronte all’accorata richiesta di “comprensione” del Tenno 82enne, il primo ministro Shinzo Abe ha immediatamente risposto che le parole del sovrano saranno “prese seriamente”. Il discorso, molto atteso dai giapponesi, è stato trasmesso dalla televisione pubblica Nhk. Akihito aveva pronunciato un discorso televisivo alla Nazione solo un’altra volta: cinque giorni dopo il terribile terremoto-tsunami dell’11 marzo 2011, in pieno incidente nucleare di Fukushima, quando la nazione nipponica pareva in ginocchio. Questo fatto evidenzia la solennità e l’importanza delle comunicazioni che l’Imperatore ha voluto trasmettere al Paese. “Ho superato gli 80 anni e, per quanto sia felice di essere ancora in salute, temo che la mia forza fisica in calo mi renda difficile l’espletamento delle mie funzioni come simbolo dello Stato”, ha detto Akihito nel discorso, durato appena dieci minuti. Sono queste le parole con le quali il Tenno ha chiarito qual’è la sua reale volontà: passare la mano prima di non essere più in grado di espletare la funzione che la Costituzione gli assegna. Akihito ha detto esplicitamente di non potersi inserire nel dibattito sul sistema imperiale e sulle normative che regolano l’attività del Trono del Crisantemo.

“Come Imperatore in carica, devo astenermi dal fare qualsiasi specifica considerazione sul sistema imperiale esistente. Intendo (invece) dirvi quello che, come individuo, penso”, ha chiarito il Tenno, il quale ha specifici vincoli costituzionali che gli impediscono di fare considerazioni politiche. Tuttavia, Akihito ha voluto precisare che, l’esigenza di mantenere una tradizione, deve essere contemperata con le esigenze della contemporaneità: l’istituzione imperiale non può essere cristallizzata. “Avendo ereditato una lunga tradizione, ho sempre sentito un profondo senso di responsabilità nella protezione della tradizione. Tuttavia, in un paese e in un mondo in costante cambiamento, ho sempre riflettuto su come la Famiglia imperiale giapponese possa mettere le sue tradizioni al servizio per l’epoca presente ed essere parte attiva e inerente della società, rispondendo alle aspettative del popolo”, ha sottolineato. Akihito ha ricordato di aver espletato il suo ruolo di Tenno per 27 anni, viaggiando nell’Arcipelago, “condividendo molte delle gioie e dei dolori del paese”, ascoltando le voci dei giapponesi. “Per svolgere i compiti dell’Imperatore come simbolo dello Stato e simbolo dell’unità del popolo, l’Imperatore deve cercare la comprensione del popolo sul ruolo di simbolo dello Stato. Penso, d’altronde, che l’Imperatore debba avere una profonda consapevolezza del suo ruolo come Imperatore. Profonda comprensione del popolo e volontà di nutrirsi con la consapevolezza di essere con il popolo”, ha continuato Akihito.

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Akihito obama“Facendo i conti con l’età, io penso che non sia possibile continuare a ridurre perpetuamente gli atti dell’Imperatore in materia di Stato e i suoi impegni come simbolo dello Stato”, ha continuato. L’abdicazione non è un tabù nella storia della dinastia più longeva al mondo. C’è un’antica teoria di imperatori che continuavano a far pesare la loro influenza dal ritiro nell’ambito di un sistema che era conosciuto come “insei” (“governo in clausura”). L’ultimo Tenno che ha lasciato è Kokaku, nel 1817, dopo il quale i sovrani sono rimasti sul trono fino alla morte. L’eventuale incapacità di svolgere le funzioni di Tenno, generalmente, viene sopperita con la nomina di un reggente. Anche il nonno di Akihito, l’imperatore Taisho, che soffriva di gravi problemi neurologici, non abdicò, ma le sue funzioni furono svolte, nel ruolo di reggente, dal figlio, Hirohito, il quale poi divenne Imperatore solo alla morte del padre, nel 1921. L’attuale Tenno, tuttavia, ha esplicitamente detto che non gradisce questa soluzione. “Una Reggenza può essere stabilita perché operi in luogo dell’Imperatore, quando l’Imperatore non può espletare le sue funzioni per motivi come il fatto di non avere ancora l’età o in caso di grave malattia. Anche in questi casi, però, non cambierebbe il fatto che l’Imperatore continua a essere l’Imperatore fino al termine della propria vita, per quanto non più in grado di rispettare i suoi obblighi come Imperatore”, ha spiegato Akihito. “Quando l’Imperatore ha una salute deteriorata e le sue condizioni si aggravano, io temo che, come abbiamo visto in passato, la società si fermi e le vite del popolo ne subiscano un impatto”, ha detto il Tenno, ricordando i complessi rituali che devono essere messi in campo “ogni giorno per due mesi” e gli “eventi funerari che continuano per un anno”.

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Tutto questo complesso e antico rituale, si svolgerebbe in contemporanea alle procedure di successione, bloccando di fatto le attività dell’istituzione imperiale. “Mi sono sempre preoccupato di come fare per evitare questa situazione”, ha rivelato Akihito. In questo senso, l’Imperatore ha passato chiaramente il compito al governo. “Come ho detto all’inizio, in base alla Costituzione, l’Imperatore non ha poteri sul governo. Anche sotto queste circostanze, la mia speranza è che, riflettendo attentamente alla lunga storia di Imperatori del nostro paese, la Famiglia imperiale possa continuare a essere con il popolo in ogni tempo e che possa lavorare con il popolo alla costruzione del futuro del nostro paese, e che le funzini dell’Imperatoere come simbolo dello Stato possa continuare senza interruzioni. Questa è la mia volontà più seria e io deciso di rendere noti questi pensieri. Spero sinceramente nella vostra comprensione”, ha concluso Akihito. La richiesta, seppur necessariamente velata, è insomma a una delicata riforma della Legge sulla Casa imperiale e, in particolare, il suo Articolo 16, che prevede la Reggenza in caso l’Imperatore non sia ancora in età per ascendere al trono oppure abbia seri impedimenti – malattia fisica o mentale – a svolgere la sua funzione. Il tema è particolarmente delicato per diversi settori della politica. Se da un lato è sgradito ai settori più tradizionalisti e conservatori, pone seri problemi anche perché l’abdicazione potrebbe essere interpretata in futuro come un atto politico. Un bel problema per il governo conservatore del premier Shinzo Abe, il quale ha chiarito che intende prendere “seriamente” la volontà dell’Imperatore. La possibilità d’inserire l’istituto dell’abdicazione nella normativa, comunque, non pare turbare la società nipponica. L’agenzia di stampa Kyodo ha scritto che, in una rilevazione telefonica, l’85,7 per cento del campione ha detto che accetterebbe l’abdicazione dell’imperatore, mentre il 10,8 per cento ritiene che dovrebbe essere confermato lo status quo.

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