Ahmad Khan Rahami (foto), l’uomo arrestato con l’accusa di aver collocato gli ordigni esplosi a New York e nel New Jersey, tornò negli Stati Uniti – nel marzo 2014 – dopo aver trascorso un anno in Pakistan e fu segnalato dalle autorità di frontiera, che lo selezionarono per uno screening secondario. Lo scrive oggi il New York Times, in un dettagliato articolo che promette polemiche sull’attività dell’Fbi e delle altre agenzie federali che decisero di non dare troppo peso al caso. Ancora preoccupate per questo viaggio, le autorità avvisarono il National Targeting Center, un’agenzia federale che valuta le potenziali minacce terroristiche: lo hanno reso noto due responsabili della sicurezza. Fu una delle migliaia di analoghe segnalazioni che si verificano ogni anno – sottolinea il New York Times – e un rapporto su Rahami fu inoltre condiviso con l’Fbi e altre agenzie di intelligence. Cinque mesi dopo, quando il padre di Rahami si presentò alla polizia dopo una lite familiare e mise a verbale di essere molto preoccupato per le simpatie terroristiche del figlio, gli agenti federali esaminarono ancora il suo dossier. E di nuovo, malgrado Rahami fosse ora stato segnalato ben due volte per i controlli del caso, non ci furono timori tali da procedere a un’inchiesta più approfondita. Ahmad Rahami, ha riferito uno dei due responsabili, non fu nemmeno interrogato dagli agenti federali. Adesso invece, dopo le accuse sulle bombe a New York e nel New Jersey, la vicenda personale e i viaggi di Rahami, sono diventati argomento centrale per gli inquirenti; ad aumentare il carattere di urgenza, anche i dettagli di scritti rinvenuti in un suo quaderno, che indicano che ha tratto ispirazione dallo Stato Islamico.
In particolare, Rahami cita uno dei fondatori dell’Isis che invita i musulmani a imbracciare ogni tipo di arma possibile per trovare e spargere il sangue dei miscredenti. La valutazione di Rahami da parte dell’Fbi iniziò nell’agosto 2014 e l’agenzia esaminò ancora una volta il rapporto del National Targeting Center. Il centro fu creato dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, per servire da agenzia di analisi dell’intelligence all’interno del Dipartimento di Sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Non è chiaro quante informazioni il rapporto contenesse sulle attività di Rahami negli undici mesi che trascorse in Pakistan, a partire dall’aprile 2013, e su ogni altro viaggio effettuato mentre si trovava all’estero. Gli inquirenti sono molto interessati ai dettagli su un viaggio di tre settimane fatto in Afghanistan e un’altra tappa che potrebbe aver effettuato ad Ankara, in Turchia, secondo i responsabili della sicurezza. Il rapporto del National Targeting Center non menziona alcun viaggio in Turchia. Ma i registri del Dipartimento di polizia di New York forniti alle autorità di frontiera indicano che Rahami raggiunse Ankara – per una durata di tempo non specificata – nel gennaio 2014. Viaggio arrivato in un periodo in cui le autorità internazionali erano preoccupate dal flusso di combattenti stranieri verso la Siria per combattere una guerra civile, ma prima che l’Isis diventasse famoso come fonte di terrorismo globale.