Le trattative formali sulla Brexit inizieranno fra non più di sei mesi e questo annuncio, giunto domenica dalla premier della Gran Bretagna Theresa May (foto), è suonato come una doccia fredda sui mercati. Paradossalmente, la Borsa di Londra è l’unica in Europa a non muoversi al ribasso, ma l’incremento dell’indice Ftse 100, un più 1,16 per cento nel pomeriggio, potrebbe anche riflettere in buona misura l’aggiustamento agli immediati cali subiti dalla sterlina. Le parole utilizzate dal ministro delle Finanze Philip Hammond non avrebbero potuto suonare più profetiche: si profilano “montagne russe” sul clima di fiducia. “Dobbiamo attenderci turbolenze nel corso del processo negoziale. Ci sarà un periodo di due anni, forse di più, in cui le imprese saranno confrontate a incertezze sulla natura della nostra relazione con l’Unione europea. La fiducia – ha detto Hammond – rischia di muoversi sulle montagne russe fino a quando non si raggiunge un accordo”. La valuta britannica è scivolata vicina ai minimi da oltre 30 anni sul dollaro, toccati nella fase di accentuato allarmismo seguita al voto, portandosi fino a 1,2816 dollari. E la sterlina è scesa anche ai livelli più bassi dal 2013 sull’euro, con un minimo di seduta a 1,1429. Una reazione che riflette il fatto che fino a prima che parlasse la May, sui mercati si era andata cementando l’aspettativa che la questione si sarebbe trascinata a rilento. Invece la premier ha deciso di indicare un termine relativamente vicino entro cui Londra effettuerà il passo formale necessario, e unilaterale, della notifica dell’intenzione di recedere.
Mossa che spiana la strada ad un negoziato formale di almeno due anni, prorogabili in caso di volontà unanime dei Paesi Ue e del candidato all’Uscita. Forse con l’obiettivo era persuadere la Commissione europea a prestarsi ad un qualche negoziato informale preliminare. Ma se l’intento era questo non ha trovato sponda. “Saremo pronti a negoziare in maniera costruttiva, ma fino a quando non arriverà la lettera di notifica non ci sarà nessun negoziato”, ha chiarito il capo dei portavoce della Commissione europea. Un altro aspetto che potrebbe aver innervosito i mercati è nel fatto che la May abbia posto enfasi sul fatto di riprendere il pieno controllo di flussi migratori e giurisdizione. Intenti che potrebbero compromettere il mantenimento dell’accesso al mercato unico, dato che l’Ue ritiene che la libera circolazione delle persone ne sia un elemento fondante. Oggi, forse anche per rassicurare, Hammond ha esplicitamente ventilato un ammorbidimento della politica di bilancio. E la volontà di stanziare fondi a sostegno dell’acquisto di casa (con l’immobiliare che è uno dei settori che sembravano più scricchiolare nelle fasi immediatamente successive al voto). “Quando i tempi cambiano bisogna adattarsi – ha detto – quindi non punteremo più ad avere un avanzo di bilancio pe la fine della legislatura. Questo non significa abbandonare il risanamento, ma lo faremo in un modo più pragmatico”.