I cristiani possono superare “dissensi” e “controversie” che si sono “spesso” formati “per ragioni storiche e culturali e non solo per motivi teologici”. E’ l’auspicio di Papa Francesco che questa sera ha celebrato i vespri con primate anglicano Justin Welby, nella chiesa romana di San Gregorio al Celio, per marcare i cinquant’anni di dialogo ufficiale tra la Chiesa cattolica e la Comunione anglicana, chiesa nata dallo scisma di re Enrico VIII nel sedicesimo secolo. Il profeta Ezechiele, ha detto Francesco nella sua meditazione, “con un’immagine eloquente, descrive Dio come Pastore che raduna le sue pecore disperse. Esse si erano separate le une dalle altre ‘nei giorni nuvolosi e di caligine’. Il Signore sembra così rivolgerci stasera, tramite il profeta, un duplice messaggio. In primo luogo un messaggio di unità: Dio, in quanto Pastore, vuole l’unità nel suo popolo e desidera che soprattutto i Pastori si spendano per questo. In secondo luogo, ci viene detto il motivo delle divisioni del gregge: nei giorni di nuvole e di caligine, abbiamo perso di vista il fratello che ci stava accanto, siamo diventati incapaci di riconoscerci e di rallegrarci dei nostri rispettivi doni e della grazia ricevuta. Questo è accaduto perché si sono addensate, attorno a noi, la caligine dell’incomprensione e del sospetto e, sopra di noi, le nuvole scure dei dissensi e delle controversie, formatesi spesso – ha sottolineato Jorge Mario Bergoglio – per ragioni storiche e culturali e non solo per motivi teologici”.
Dio, invece, “ama riversare la sua grazia. Egli è convinto che possiamo passare dalla caligine alla luce, dalla dispersione all’unità, dalla mancanza alla pienezza. Questo cammino di comunione è il percorso di tutti i cristiani ed è la vostra particolare missione, in quanto Pastori della Commissione internazionale anglicana-cattolica per l’unità e la missione”. Il Papa concludendo la sua meditazione ha sottolineato che “è stato anche sottolineato da alcuni autori che i bastoni pastorali”, all’estremo inferiore, “hanno spesso una punta. Si può così pensare che il pastorale non ricorda solo la chiamata a condurre e radunare le pecore in nome del Crocifisso Risorto, ma anche a pungolare quelle che tendono a stare troppo vicine e chiuse, esortandole a uscire. La missione dei Pastori è quella di aiutare il gregge loro affidato, perché sia in uscita, in movimento nell’annunciare la gioia del Vangelo; non chiuso in circoli ristretti, in ‘microclimi’ ecclesiali che ci riporterebbero ai giorni di nuvole e caligine. Insieme – ha detto il Papa accanto all’arcivescovo di Canterbury Justin Welby – chiediamo a Dio la grazia di imitare lo spirito e l’esempio dei grandi missionari, attraverso i quali lo Spirito Santo ha rivitalizzato la Chiesa, che si rianima quando esce da sé per vivere e annunciare il Vangelo sulle strade del mondo”.
Il cinquantenario del dialogo anglicano-cattolico, iniziato da Papa Paolo VI e dall’arcivescovo di Canterbury Michael Ramsey, è stato marcato anche dalla firma di una dichiarazione congiunta da parte di Bergoglio e Welby. Rispetto a 50 anni fa, dove pure non mancavano divergenze, “nuove circostanze hanno apportato nuovi disaccordi tra di noi, particolarmente a riguardo dell’ordinazione delle donne e di più recenti questioni relative alla sessualità umana”, si legge nel testo che marca così la distanza tra la Chiesa cattolica e la Comunione anglicana che, al proprio interno e non senza un dibattito a tratti aspro, ha ammesso tanto pastori e vescovi donna quanto pastori gay e la benedizione di coppie omosessuali. “Dietro queste divergenze rimane una perenne questione circa il modo di esercizio dell’autorità nella comunità cristiana”, sottolinea la dichiarazione, che aggiunge: “Le divergenze menzionate non possono impedirci di riconoscerci reciprocamente fratelli e sorelle in Cristo in ragione del nostro comune Battesimo”. Inoltre, “più ampie e profonde delle nostre divergenze sono la fede che condividiamo e la nostra gioia comune nel Vangelo”.