La Repubblica ceca al voto dopo una campagna dominata da proclami anti-migranti

La Repubblica ceca al voto dopo una campagna dominata da proclami anti-migranti
7 ottobre 2016

La Repubblica ceca oggi e domani al voto – per le elezioni regionali e per rinnovo di un terzo del senato – dopo una campagna fatta soprattutto di slogan anti migranti e anti accoglienza. Una circostanza quest`ultima del tutto singolare, quasi un paradosso, visto che in questo paese profughi in pratica non ce ne sono. Quei pochi che vi sono arrivati, hanno fatto di tutto per andarsene quanto prima. La maggior parte riuscendo a proseguire il viaggio verso la Germania o le altre mete più ambite dei paesi nordici, ma non è persino mancato chi – dopo aver provato a stabilirsi in Repubblica ceca – abbia deciso di tornarsene in patria. E` accaduto di recente che una famiglia di iracheni cristiani – fatta giungere dopo accurate verifiche da una organizzazione no profit locale – dopo qualche mese di soggiorno in un villaggio della Moravia, ha optato per il rientro in Iraq, comprandosi a proprie spese i biglietti del volo. “Perché speriamo che le cose nella nostra patria possano lentamente migliorare e che ci possa offrire prospettive comunque migliori di stare qui” hanno fatto sapere, rimarcando la difficoltà di ambientarsi in un paese come la Repubblica Ceca, dove non esiste praticamente una comunità di connazionali, con una lingua locale molto difficile da apprendere e, come se non bastasse, nel quale l`ostilità dei locali evidentemente si sente. Eppure, pur in questa situazione, non solo gli esponenti dei movimenti xenofobi e anti Islam, ma i rappresentanti di quasi tutti gli schieramenti politici non fanno altro da settimane che dare risalto il proprio no ai migranti. Fra i pochi a prendere le distanze da questo andazzo, si segnala Jan Vitula, esponente dei liberali del Top 09, candidato alla carica di governatore nella regione della Moravia del sud, il quale statistiche alla mano fa notare, “visti i toni e i temi di questa assurda campagna elettorale”, come attualmente nel paese ci siano otto candidati alle elezioni per ogni migrante, e che molti politici alimentino ad arte lo spettro della invasione solo per mettersi in mostra davanti all`elettorato. Di contrario avviso Bohuslav Sobotka, il premier socialdemocratico (Cssd), a capo di un governo di coalizione, insieme ai cristiano democratici del Kdu-Csl e ai populisti di Ano, il movimento politico di cui è padre e padrone il miliardario Andrej Babis.

Un esecutivo, spesso agitato da polemiche interne e da minacce di crisi, che trova nel no ai migranti e alle quote di accoglienza chieste da Bruxelles, uno dei pochi argomenti di unità. “E` vero che profughi africani e mediorientali qui quasi non ce ne sono, ma è comunque un tema del quale la nostra gente parla e per il quale i cittadini si attende una risposta dal mondo della politica. Noi siamo tenuti ad aver presenti questi umori della gente” ha detto Sobotka, respingendo comunque l`ipotesi che il suo partito abbia contribuito a seminare tale clima di paura per gli stranieri e che stia cercando di raccogliere i frutti della diffusa xenofobia. Fra gli esponenti politici più in prima linea nell`alimentare la retorica anti migranti, si distinguono però proprio alcuni compagni socialdemocratici del premier Sobotka. In primo luogo Michal Hasek, l`attuale governatore della Moravia del sud, proprio la zona dove lo scorso anno i migranti, fra cui alcuni bambini, vennero arrestati e marchiati a sulla pelle con un pennarello per essere identificati. Hasek non fa altro nei suoi comizi che dar risalto alla “necessità di difendere la nostra terra e la nostra gente dalla invasione dei migranti”. Sulla stessa lunghezza d`onda il ministro dell`Interno, il quale pochi giorni fa in un dibattito televisivo, ha fatto la faccia dura contro Italia e Grecia, rinfacciando ai due paesi in modo con il quale gestiscono la crisi dei migranti e prospettando la possibilità di escluderli da Schengen. “Roma e Atene devono essere necessariamente costrette a prendere sul serio questa situazione, perché il vero problema è l`estrema facilità con la quale si riesce a superare i loro confini per entrare in Unione europea. In caso contrario, Italia e Grecia in Schengen non ci stanno a far niente” le parole di Milan Chovanec, nel corso di un dibattito televisivo andato in onda sulla Ceska televize, la televisione pubblica della Repubblica ceca.

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