Ape gratis fino a 1.350 euro, ma nessuno conosce le carte. Opposizioni all’attacco: è una traffa e un regalo a finanza

Ape gratis fino a 1.350 euro, ma nessuno conosce le carte. Opposizioni all’attacco: è una traffa e un regalo a finanza
14 ottobre 2016

Per poter accedere all’Ape agevolata bisognerà avere almeno 30 anni di contributi se disoccupati e 35 anni se lavoratori attivi e il reddito non dovrà superare i 1.350 euro lordi al mese. Sono i livelli minimi emersi dal tavolo tecnico tra il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Tommaso Nannicini ed i sindacati. Sui criteri tuttavia Cgil, Cisl e Uil puntano ad alzare l’asticella del reddito e ad abbassare gli anni di contribuzione. Dura la reazione del sindacato di Corso Italia. Il Governo “ha inventato all’ultimo giro dei criteri per escludere le persone” per andare in pensione anticipata, ha tuonato la segretaria generale Susanna Camusso. “Ci siamo trovati stamattina davanti a un non rispetto delle cose che abbiamo detto nelle ore di discussione, cioè l’accesso alla cosiddetta ape social, alla possibilità di andare in pensione anticipata rispetto alla vecchiaia per alcune condizioni sociali e lavori gravosi”. Dal ministro Giuliano Poletti parole di apertura per una intesa con il sindacato. “Sull’Ape social stiamo lavorando al meglio per trovare un punto di equilibrio”. Tuttavia il responsabile del Lavoro ha sottolineato che “sapevamo di dover tenere in equilibrio una serie di elementi. Il primo era la dotazione economica che vale 6 miliardi e sapevamo di dover decidere e valutare insieme le platee, le categorie e gli anni di versamento”.

Per Poletti “per la prima volta ai pensionati non si chiedono soldi ma se ne danno. Il tema delle pensioni viene affrontato in modo rilevante” e viene introdotto “un principio importante: i lavori non sono tutti uguali. Si può andare prima in pensione se il lavoro è pesante o rischioso”. La segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, ha sottolineato che “la discussione è aperta, andremo avanti col nostro lavoro, un bel pezzo già stato fatto con soddisfazione per tanti lavoratori, giovani e pensionati, altro è in cantiere”. Per il segretario confederale Cisl, Maurizio Petruccioli, “oggi è stato compiuto un primo passo per definire le caratteristiche dei lavori gravosi e delle altre condizioni per ottenere l`Ape agevolata e per permettere ai lavoratori precoci di accedere al pensionamento con 41 anni di contributi”. “Mantenere ampia la platea dei lavori gravosi è una priorità per la Cisl – ha aggiunto – per rispondere al maggior numero di lavoratori, lavoratrici e disoccupati, contribuendo ad alleviare alcune situazioni di disagio sociale”. “Abbiamo fatto complessivamente un buon lavoro anche se restano alcune criticità da risolvere. Abbiamo chiesto di ampliare la platea dell’ape social e di ritoccare verso l’alto il tetto di reddito previsto” ha rilevato Domenico Proietti, segretario confederale Uil commentando il tavolo a Palazzo Chigi.

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“Serve un provvedimento coerente con il verbale firmato il 28 settembre”. Tornando ai criteri per l’Ape agevolata, è stata ampliata la platea dei beneficiari. Oltre ai lavori usuranti potranno accedervi i disabili e alcune categorie di lavoratori impegnati in attività faticose (comprese maestre, edili, macchinisti e autisti di mezzi pesanti). L’anticipo pensionistico scatterà il primo maggio dell’anno prossimo. Tutte le misure che riguardano il tema pensioni saranno inserite in un capitolo della legge di Bilancio che il governo varerà domani. Le risorse che saranno stanziate per le misure sulle pensioni ammontano a 6 miliardi di euro nel triennio di cui 1,5 miliardi nel 2017 e 1,6 miliardi l’anno successivo. La rata di restituzione del prestito in caso di anticipo pensionistico su base volontaria sarà pari a circa 4,5-4,6% per ogni anno di anticipo sulla pensione. L’esecutivo sarà però costretto a stanziare delle risorse per questa misura, visto che il 4,5% annuo non copre il costo degli interessi dell’assicurazione e di una parte del capitale del prestito pensionistico, che sarà restituito in 20 anni una volta che il lavoratore sarà andato in pensione. Inoltre, potranno andare in pensione anticipata con 41 anni di contributi i lavoratori precoci, ovvero quelli che hanno 12 mesi di contributi versati prima dei 19 anni se disoccupati o se parte delle categorie previste per l’Ape social.

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LE REAZIONI A aprire le danze  i parlamentari del M5S della Commissione Lavoro di Camera e Senato. “Anche se il testo definitivo che sarà introdotto nella legge di Bilancio 2017 non è stato ancora reso pubblico, dall’incontro odierno tra governo e sindacati possiamo già intravedere la fregatura e addirittura la scarsa umanità che c’è dietro l’Anticipo pensionistico proposto dall’esecutivo – affermano i pentastellati -. Una misura che servirà solo per impoverire i futuri pensionati che dovranno rivolgersi obbligatoriamente alle grandi lobby per poter anticipare l’età pensionabile, non solo indebitandosi, ma anche dovendo rinunciare ad una parte importante della propria pensione”. In sostanza, “non possiamo consentire che le lobby continuino a fare cassa sulla pelle degli italiani. Restiamo vigili per denunciare tutti i giochetti di questo governo e per informare i cittadini, ma soprattutto continuiamo a lavorare per dare risposte alle vere necessità del Paese”, concludono i parlamentari. “Ogni giorno questo Governo cambia le carte in tavola anche sulle pochissime cose fatte – afferma il deputato di Possibile Pippo Civati -. Oggi siamo alla giravolta sulle pensioni: prima hanno sbandierato un accordo con i sindacati ai quattro venti facendo propaganda per giorni. Poi arriva la smentita con l’Ape sociale che sale da 20 a 30 anni di contributi e con i sindacati che denunciano addirittura di non aver potuto visionare i testi per capire come si articolano nella manovra di bilancio le risorse per le pensioni. Il Ministro Poletti dice che sono vicini agli obiettivi che avevano ipotizzato in partenza – conclude l’ex esponente Pd -. Registriamo che siamo di fronte al Governo delle ipotesi che cambiano di settimana in settimana. L’unica certezza riguarda le disparità che aumenteranno sulle spalle dei lavoratori”.

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“Nonostante le rassicurazioni fornite dal sottosegretario Tommaso Nannicini, continuiamo a ribadire che le pensioni di reversibilità degli italiani sono a rischio. Alla fine il taglio ci sarà, per effetto delle nuove regole di calcolo dei redditi dei soggetti beneficiari delle pensioni ai superstiti introdotte dall’Inps con la circolare n. 195 del 2015″. Lo afferma il capogruppo di Fi alla Camera, Renato Brunetta sottolineando che “queste nuove regole prevedono che, d’ora in poi, l’assegno pensionistico venga legato al Tfr e al possesso di Btp e case, utilizzando il sistema di verifica annuale dei modelli RED”. “Il governo Renzi – osserva – sta nuovamente prendendo in giro i pensionati. In un primo momento ha tentato di trasformare, tramite un truffaldino cambio di nome, le pensioni di reversibilità da ‘prestazioni a carattere previdenziale’ a ‘prestazioni assistenziali’. Secondariamente, ha modificato le modalità di calcolo del cumulo dei redditi. Aggiungendo altre fonti di reddito come Tfr e titoli di Stato, il parametro reddituale di calcolo è così aumentato e, quindi, la prestazione pensionistica potrà essere più facilmente tagliata, con efficacia retroattiva”. Nel coro c’è anche Matteo Salvini. “Per Renzi si scrive APE, per me si legge truffa. Arrivare a 63, 64 o 65 anni e dover chiedere un prestito a una banca (dopo aver pagato i contributi per 35 anni) per andare in pensione, perdendo il 5% della pensione stessa per ogni anno di ‘anticipo’, è una rapina! Non vedo l’ora di mandarlo a casa per tornare a fare riforme serie. Anche per questo #iovotono”, tuona il leader leghista.

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