Forte dell’appoggio di Obama, Renzi si prepara a negoziato a Bruxelles

Forte dell’appoggio di Obama, Renzi si prepara a negoziato a Bruxelles
20 ottobre 2016

Forte della promozione ricevuta dal presidente americano Barack Obama sul referendun constituzionale e sulla sua politica di riforme a favore della crescita, il presidente del Consiglio Matteo Renzi si prepara con rinnovata determinazione ad affrontare il negoziato a Bruxelles sul doppio fronte dell’emergenza immigrazione e della legge di stabilità. Il futuro dell’Europa e delle sue relazioni con gli Usa è stato il tema centrale della visita di Renzi a Washington, dove è stato accolto con tutti gli onori da Obama, che gli ha dedicato l’ultima visita di Stato della sua presidenza. Il leader italiano ha ribadito l’importanza di politiche di crescita per fermare l’avanzata di un populismo “pericoloso” e che non si può di certo fermare con l’austerity. In questo contesto, ha detto Renzi ai giornalisti, “l’elemento chiave è il tema della speranza contro l’odio, della crescita contro l’austerity”. Rispondendo alle domande sulla legge di stabilità in un incontro con la stampa presso l’ambasciata d’Italia, Renzi ha detto che “rispetta totalmente le regole Ue” e che il governo risponderà a eventuali rilievi della Commissione. Perché Roma è “pronta ad ascoltare” nel caso arrivino segnalazioni.

“Tutte le volte la discussione a ottobre è la stessa, puntuale come le foglie che cadono dagli alberi, puntuale come le occupazioni studentesche. La discussione su che farà l’Europa della legge di stabilità è sempre la stessa”, ha detto Renzi. “Ce ne sono tante di notizie interessanti sulla legge di stabilità”, ha aggiunto l’ex sindaco di Firenze precisando che quella legge “pensa ai cittadini, due miliardi di euro in più sulla sanità, la possibilità di un fisco che non cerca di fregarti i soldi con gli interessi e le sanzioni ma che cerca di essere consulente e partner delle imprese e delle persone”. Sul fronte immigrazione, Renzi, che giovedì sarà a Bruxelles per il Consiglio europeo, ha sottolineato che tutti in Europa devono fare di più. Anche su questo ha l’assist di Obama che ieri in conferenza stampa aveva spiegato che nell’Unione europea “si è uniti non solo per i suoi benefici ma anche per i costi” che essa comporta. “Quanto alle procedure di infrazione, stiamo aspettando la procedura ma quella che l’Europa deve fare a quei Paesi che avevano promesso di accogliere dei migranti e non lo stanno facendo. La procedura di infrazione che stiamo aspettando è questa: quella contro chi non sta rispettando le regole europee cosa che invece noi facciamo”.

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Parlando in mattinata alla Johns Hopkins University, il leader italiano ha incoraggiato l’Ue ad “aprire le porte” e non solo a parlare sul fronte della crisi dei rifugiati. “L’Unione europea che arriva su Marte non riesce ad affrontare la crisi dei migranti”, ha detto Renzi, aggiungendo che molte resistenze restano in Europa su questo fronte dove l’Italia è in primo piano. “Ad ogni incontro, consiglio, ricevo congratulazioni per la strategia del governo. Ma nessuno apre la porta, aprono la bocca ma non la porta”, ha tuonato Renzi. Il presidente del Consiglio, che ha anche visitato il cimitero di Arlington dove ha reso omaggio al memoriale del milite ignoto e alla tomba di John Fitzgerald Kennedy, ha elogiato la missione ExoMars dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) a guida italiana, dicendo che è il simbolo della visione europea del futuro. Renzi, che in prima mattina ha anche visitato il nuovo museo nazionale di storia afroamericana inaugurato di recente da Obama, ha concluso la visita con un meeting con Neera Tanden, presidente e Ceo del think tank Center for American Progress, co-fondato da John Podesta, presidente della campagna presidenziale di Hillary Clinton per le elezioni dell’8 novembre prossimo.

I TEMI IN AGENDA

I capi di Stato e di governo dell’Ue si ritrovano al Consiglio europeo di domani, 20 ottobre, e venerdì 21 ottobre con tre temi principali in agenda: immigrazione, commercio internazionale e una discussione “strategica” sui rapporti con la Russia, in particolare per quanto riguarda il ruolo di Mosca nel conflitto in corso in Siria. In questo caso, è possibile che vi sia nelle conclusioni del Consiglio una “forte condanna” degli attacchi “da parte del regime siriano e dei suoi alleati, in primo luogo la Russia, sui civili ad Aleppo”, se passerà il testo sostenuto in particolare dalla Francia, che chiede anche “un’immediata cessazione delle ostilità e la ripresa di un credibile processo politico sotto gli auspici dell’Onu”. Ma appare del tutto improbabile che si arrivi a prospettare delle ulteriori sanzioni contro la Russia, oltre a quele già in vigore per la vicenda ucraina. L’Italia, fra l’altro, è fortemente contraria a quest’ipotesi. Un quarto tema che potrebbe occupare spazio nella discussione ben al di là di quanto previsto dall’agenda è quello della Brexit. Sarà la prima volta che il neo primo ministro britannico Theresa May parteciperà a una riunione del Consiglio europeo, ed è previsto un suo breve intervento durante la cena di lavoro. May probabimente confermerà l’intenzione già espressa di recente di attivare solo a marzo il meccanismo dei negoziati per la secessione del Regno Unito dall’Ue, senza entrare nei dettagli. E’ possibile, tuttavia che almeno alcuni dei capi di governo le facciano delle domande, e che ne nasca un vero e proprio dibattito.

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Nella sua lettera d’invito ai capi di Stato e di governo, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk pone l’accento soprattutto sul tema dell’immigrazione, annunciando che il dibattito sarà incentrato sulla protezione delle frontiere esterne, sull’esigenza di contenere i flussi migratori lungo la rotta del Mediterraneo centrale, che sono rimasti a un livello sostenuto (con circa 160.000 arrivi annuali in Italia) ma stabile negli ultimi anni, e sulla presa d’atto del successo ottenuto sulla rotta del Mediterraneo orientale (la “rotta balcanica”). Grazie al controverso accordo Ue-Turchia del marzo scorso, il flusso dei migranti in questo caso è diminuito del 98% rispetto nel giro di un anno, passando da 150.000 a 3.300 arrivi. La novità vera, comunque, è rappresentata dai progressi in corso nelle trattative con diversi paesi africani d’origine di transito dei migranti, per stabilire con loro degli accordi (“migration compact”) che prevedono il rimpatrio dei propri cittadini emigrati nell’Ue per motivi economici e la lotta ai trafficanti, in cambio di misure che affrontino le cause profonde del fenomeno migratorio. Con l’impegno europeo a finanziarie e promuovere consistenti investimenti per svilupparne le economie e le infrastrutture questi paesi. I negoziati per i “migration compact” che stanno già portando dei frutti, a soli quattro mesi dal lancio di questa nuova strategia propugnata inizialmente dall’Italia, riguardano in particolare cinque “paesi prioritari”: Nigeria, Mali, Niger, Senegal ed Etiopia.

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Per quanto riguarda il commercio, il Consiglio europeo sarà costretto a prendere atto dell’impossibilità, per ora, di procedere all’accordo Ceta con il Canada, vista l’ostinata opposizione del parlamento della Vallonia, la regione francofona del Belgio che ha negato il proprio mandato al governo federale di Bruxelles. La firma dell’Accordo, inizialmente prevista per il 27 ottobre durante il vertice bilaterale Ue-Canada, dovrà probabilmente essere rimandata. Non dovrebbe prendere molto tempo la discussione sull’altro – e molto più controverso – accordo commerciale transatlantico che si sta ancora negoziando, il Ttip con gli Stati Uniti. Ormai è chiaro che non potrà essere concluso entro la fine dell’Amministrazione Obama, e diversi paesi (in particolare Francia e Austria) si oppongono a proseguire i negoziati dal punto in cui sono giunti. Molto difficile si annuncia la discussione sull’ammodernamento degli “strumenti di difesa” della politica commerciale dell’Ue, vista l’opposizione del fronte dei paesi ultraliberisti (Regno Unito, Olanda, paesi nordici e altri) al giro di vite che la Commissione europea propone nelle misure anti dumping e alla modifica profonda che prospetta nell’impostazione di questi meccanismi di difesa, con la rimessa in discussione (soprattutto a vantaggio della Cina) del concetto di economia di mercato come spartiacque per attivare le sanzioni.

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