Una città nascosta, tra i tesori di Palermo spunta affresco Novelli

Una città nascosta, tra i tesori di Palermo spunta affresco Novelli
20 ottobre 2016

La carica dei 135 mila visitatori per i primi tre weekend delle ‘Vie dei Tesori’ a Palermo. Turisti e cittadini alla ricerca di una città nascosta e straordinaria. Una città fatta anche di stucchi candidi come il marmo: candidi puttini e malinconiche Virtù, sedute lungo le cappelle. Ma pure di scheletri ridenti, come quelli della cripta dell’Oratorio della Morte in Sant’Orsola, come gli amorini che si scoprono nell’Oratorio del Carminello, nel cuore dell’Albergheria. Tutti firmati da Giacomo Serpotta e dalla sua scuola, la dinastia di artisti che seppe elevare lo stucco alla dignita’ del marmo, lasciando una straordinaria eredita’ di apparati decorativi nelle chiese di Palermo. Il Festival propone un itinerario ricchissimo a loro dedicato, tutto da scoprire nel quarto (e penultimo) weekend della manifestazione. Dal celebre Oratorio di San Lorenzo alla chiesa dell’Assunta, dall’Oratorio di San Mercurio alla chiesa della Gancia. E ancora le chiese di San Giovanni dei Napoletani e di San Matteo, del Carmine maggiore e di Badia nuova.

Per chi invece va alla ricerca dei segreti della città, può già domani visitare l’oratorio della Carità di san Pietro ai Crociferi, addossato alla chiesa di Santa Ninfa: proprio da quest’ultima provengono le mastodontiche campane in bronzo che furono salvate dai bombardamenti del ’43. Si scoprono dopo essersi riempiti gli occhi degli affreschi del Borremans, che adornano l’oratorio costruito in sostegno dei preti più poveri. Se invece si fa qualche passo verso l’Albergheria, ci si imbatte nella piccola chiesa dell’Origlione, appena venuto alla luce una sorpresa: un affresco attribuito a Pietro Novelli, che affiora sotto uno spesso strato di intonaco bianco, sullo sfondo di candidi fregi barocchi. La chiesa – che domenica sarà aperta gratuitamente fu costruita nel ‘600 in supporto al vicino convento di monache benedettine, e fu dotata nel 1717 di un camminamento sui palazzi vicini che consentiva alle religiose di raggiungere la loggia sul Cassaro. Travagliata la storia delle sue inquiline: nel 1532 nove monache “pel desiderio di menar vita più rigida ed austera” uscirono dall’Origlione per fondare il convento dei Sett’Angeli. Al loro posto, si insediarono le monache olivetane delle Repentite, il cui comportamento scandaloso e “troppo vicino” all’abitato, fece sì che venissero dirottate in altri monasteri. Abbandonata nel 1866 per la requisizione dei beni ecclesiastici, la chiesetta il 9 maggio 1943 fu danneggiata dai bombardamenti che rasero al suolo il convento.

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