Opaco rapporto con una donna, a Seoul scandalo investe la presidente. Manovrata da sciamana?

Opaco rapporto con una donna, a Seoul scandalo investe la presidente. Manovrata da sciamana?
29 ottobre 2016

La Corea del Sud sta affrontando un pesante scandalo politico, che potrebbe porre termine alla permanenza della presidente Park Geun-hye alla Casa blu, residenza del capo dello stato di Seoul. E, a mettere nei guai la leader sudcoreana, è stato il suo rapporto opaco con una donna, Choi Soon-sil, legata a un misterioso culto che affonda le sue radici nella tradizione sciamanica coreana. Dopo settimane di rivelazioni, oggi gli inquirenti sudcoreani hanno perquisito uffici e abitazioni di alti esponenti della cerchia di Park, hanno sequestrato computer e documenti, e sono entrati persino nel “sancta sanctorum” del potere, la Casa blu appunto. Per le strade della capitale, inoltre, è stata convocata una manifestazione per chiedere le dimissioni di Park, mentre la stessa leader ha dovuto far fuori dall’ufficio presidenziale una serie di consiglieri, dopo che è emerso il fatto che Choi avrebbe messo mano ai suoi discorsi ed esercitato un’influenza fortissima. Per capire il rapporto tra Park e Choi bisogna risalire a momenti dolorosi e difficili per la presidente e per l’intera Corea del Sud. L’attuale leader sudcoreana è la figlia Park Chung-hee, che è stato il dittatore della sudocreano negli anni ’70, così come Choi è la figlia di Choi Tae-mon, ex poliziotto durante il periodo coloniale, poi monaco buddista e infine fondatore di una sua propria religione, denominata Yeongsaenggyo (“Vita eterna”) e caratterizzata da una sincretica fusione di buddismo, cristianesimo e del movimento sciamanico coreano denominato Ceondoismo.

Il contatto tra il mondo dei Park e quello dei Choi avviene in un momento drammatico per i Park. Era il 1974, durante una rappresentazione presso il Teatro nazionale di Seoul un nordcoreano proveniente dal Giappone, in un tentativo di assassinare il dittatore, ne uccise la moglie Yuk Young-soo, madre dell’attuale presidente. Fu in quel momento che Choi padre avvicinò la futura presidente, scrivendole – secondo quanto racconta il quotidiano JoongAng Ilbo – di aver ricevuto in sogno la visita della defunta Yuk. Cominciò un raporto tra la 24enne Park e l’uomo di religione, che portò la figlia del dittatore a guidare una serie di istituzioni attivistico religiose costituite da Choi. In quella veste incontrò anche, per la prima volta, Choi Soon-sil, la quinta figlia del leader religioso. Quando nel 1977 i rapporti della Kcia, il famigerato servizio d’intelligence sudcoreano, indicarono in Choi un uomo corrotto, il rapporto con la figlia del presidente aiutò questi a scamparla. Tanto che, due anni dopo, quando il capo della Kcia Kim Jae-gyu assassinò il dittatore durante un banchetto, tra le sue motivazioni che poi addusse durante il processo ci fu anche l’inerzia nei confronti di Choi. La fine dell’epoca di Park padre non pose termine alle relazioni tra la figlia del dittatore e Choi Tae-min. Nel 1986 – racconta ancora il JoongAng Ilbo – la sorella minore dell’attuale presidente, Park Geun-ryeong, scrisse alla Casa blu un appello affinché si facesse qualcosa contro Choi. “E’ un corrotto e dovrebbe essere severamente punito e mia sorella Park Geun-hye dovrebbe essere salvata dalla sua morsa”, scrisse la donna.

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Choi Tae-min, poi, morì nel 1994. Ma, a quanto pare, la figlia di Choi ha continuato a esercitare la sua influenza su Park, anche in maniera più forte. Nel 2007, secondo quanto ha rivelato WikiLeaks, l’ambasciatore Usa Alexander Verbshaw espresse in un cablo a Washington preoccupazione per il rapporto tra quella che sarebbe diventata la leader e la figlia di Choi, che definì il “Rasputin coreano”. Secondo il JoongAng Ilbo, alcune espressioni contenute nei discorsi di Park farebbero pensare alla mano di Choi. Gira inoltre voce che Choi avrebbe creato un gruppo segreto, definito “Otto fate”, per controllare gli affari di stato. Al centro di questo sistema la Mir Foundation, una fondazione creata lo scorso anno per la promozione della cultura coreana, con un ricchissimo finanziamento da parte dei grandi “chaebol” (conglomerati industriali). La mente dietro questa operazione sarebbe stata la stessa Choi, secondo il giornale Hankyoreh, come anche per quanto riguarda la K-Sports Foundation per la promozione dello sport coreano, nata poco dopo la Mir. Il JoongAng scrive che Choi utilizzava queste due fondazioni per costringere, usando l’influenza della presidente, la grande impresa coreana a sganciare denaro. La sciamana, secondo Hankyoreh, aveva voce in capitolo sostanzialmente su ogni aspetto della presidenza sudcoreana, comprese le politiche rispetto alla Corea del Nord, della quale prevedeva il crollo entro due anni. Choi, a settembre, è scappata in Germania. La legale della sessantenne amica di Park ha detto che la donna riconosce la “gravità” della situazione è che è “pronta a rientrare per essere interrogata e punita se ha fatto qualcosa di male”. Ma intanto la popolarità della presidente è scesa ai minimi termini e presto Park potrebbe dire addio alla Casa blu.

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